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Strumenti di lavoro

No, non è di zappe e palette che si parla in questo post, almeno non direttamente, ma del frutto di una collaborazione che va avanti da circa due anni tra chi cura questo blog e la rivista "Bambini".

All'interno della rivista e nel sito web che le fa eco on-line, infatti, è presente una sezione denominata "Strumenti" in cui vari esperti offrono spunti e suggerimenti a sostegno dei percorsi educativi.

Tre di questi un mio contributo mensile legato all'orto educativo. Per scaricare il pdf della scorsa annata è sufficiente cliccare qui.












7 consigli per l'orto del nuovo anno scolastico

Gli orti scolastici sono sempre più al centro dell'attenzione e dell'interesse. Proprio per questo motivo l'inizio dell'anno scolastico potrebbe essere un momento di "buoni propositi" destinato a scontrarsi con una realtà, quella dell'orto, che non sempre si evolve come vogliamo. E' per questo che abbiamo deciso di formulare 6 consigli rivolti a chi sta per imbarcarsi in questa bella avventura.

Il primo consiglio - L'orto scolastico è un orto didattico che nasce all'interno della scuola. La sua funzione prevalente, quindi, è quella di spazio/luogo in cui la scuola assolve al proprio compito di insegnare (forse anche di educare?). L'orto non ha bisogno di essere bello o conforme ai canoni agronomici del momento. L'orto scolastico è un laboratorio in cui si apprende, talora facendo degli errori finalizzati alla comprensione di fenomeni, regole e tecniche. Il consiglio? Lasciate perdere l'estetica, sovvertite le regole e sperimentate.

Il secondo consiglio - Nessun orto è un luogo in cui le cose accadono per caso. Gli orti sono un progetto che prende forma. L'orto domestico nasce dai nostri fabbisogni in cucina, cioè vi coltiviamo gli ortaggi che intendiamo utilizzare per preparare i nostri pasti. La stessa regola vale per l'orto scolastico, solo che gli obiettivi sono ben diversi dal rifornire una mensa (ma non si sa mai!). L'orto scolastico è un laboratorio per le menti, per i comportamenti, per l'apprendimento. Il consiglio? Progettate l'orto sulla base degli obiettivi didattici ed educativi che nascono da un confronto tra i suoi attori (bambini/ragazzi, insegnanti, educatori, esperti, ecc.).

Il terzo consiglio - Paolo Pejrone ha scritto "In giardino non si è mai soli". Nell'orto questo è ancora più vero. E tra i possibili compagni di avventura ci sono i parassiti e le malattie delle piante. Ciò che desta preoccupazione nell'agricoltura svolta su scala territoriale e determina la necessità di effettuare trattamenti antiparassitari nella scuola è una ghiottissima occasione di apprendimento. Lo è per conoscere le interazioni tra gli organismi di un agro-ecosistema e per scoprire modi nuovi e più sostenibili di fare agricoltura. Il consiglio? Cogliete l'occasione per osservare cosa accade nell'orto quando arrivano malattie e parassiti e, quando sarà l'ora di intervenire, fatelo secondo i canoni dell'agricoltura biologica.

Il quarto consiglio - L'orto, a differenza della palestra o della scuola stessa, rinasce ogni anno, di solito più volte l'anno. Questo offre immense possibilità di scoperta. L'inizio della scuola può corrispondere al momento in cui si tolgono le piante estive, magari sopravvissute grazie al lavoro di qualche collaboratore o dei bambini che hanno accesso alla scuola in estate. Questo momento consente di scoprire come sono fatte le piante, che forma hanno le loro radici, quanta terra sono in grado di trattenere, gli odori della terra e così via. Terminata questa operazione si metteranno a dimora piante nuove e sarà una sorta di rinascita o, almeno, di metamorfosi. Il consiglio? Cogliete questo momento per sottolineare il lavoro fatto insieme e la rinascita di qualcosa che è di tutti, di un vero bene collettivo.

Il quinto consiglio - L'orto è frutto di un progetto, ma non esiste un progetto migliore degli altri o adatto per tutti. L'orto scolastico richiede, poi, un'abilità speciale: quella di cogliere al volo l'occasione per rimodellare la didattica in base a ciò che accade. L'imprevisto è spesso portatore di spunti più interessati di quello che abbiamo programmato. Il consiglio? Tenetevi la libertà di cambiare programmi, di cogliere spunti e di seguire quello che l'orto sa darvi sorprendendovi.

Il sesto consiglio - L'orto a scuola non è una novità e in passato molti, in molti luoghi e in molti modi, si sono dedicati a questa avventura. Alcuni casi di successo e, soprattutto, l'esperienza che ha ispirato questo blog e il sito www.ortiscolastici.it si sono raccontati in un libro dal quale si possono attingere molti input. Il consiglio? Leggete la recensione scritta dalla Dirigente Scolastica Maria De Biase (si, quella dell'ecomerenda a scuola) e poi procuratevi il libro "L'orto delle meraviglie" , vero scrigno di esperienze di orticoltura didattica a scuola.

Un bel manuale e altri esempi li trovate nel libro "Evviva l'orto che ci fa sporcare" edito dalla Regione Marche.


Il settimo consiglio - Scoprite come, grazie a uno sponsor (azienda, associazione, gruppo di genitori, benefattore, ecc.), la Vostra scuola potrebbe ricevere in dono un corso di formazione sul tema degli orti scolastici scrivendo a info@ortiscolastici.it (oggetto della mail: corso con sponsorizzazione).

E ora buon lavoro!


Cosa succede all'orto scolastico in estate?

Il titolo di questo post è la più classica delle domande e ammette più risposte Proviamo a vederne alcune.

La prima, quella che spesso mette in difficoltà sul piano tecnico, è la seguente: l'orto scolastico in estate può non esistere. Se non ci sono le condizioni per la cura dell'orto (manca l'acqua, non si può entrare nella scuola, nessuno è disponibile), la cosa migliore è progettare un orto che preveda la raccolta di tutti gli ortaggi a fine anno scolastico e il riposo estivo. Patate, ravanelli, carote, lattughe, piselli, fave e altri ortaggi possono aiutarci in questo. Lo stesso vale per alcuni cereali che possono trovare il loro spazio nell'orto, come grano e orzo. L'importante è che l'orto nasca durante l'anno scolastico e non alla fine di quest'ultimo, in primavera, quando si cade facilmente nella tentazione di piantare ortaggi a ciclo primaverile - estivo. Nelle partenze tardive è meglio comporre una scacchiera di lattughe da raccogliere prima della fine dell'anno scolastico. Purtroppo, non sempre ci si riesce e lo spettacolo dell'orto che muore è l'antitesi educativa del progetto di orticoltura didattica. Questa risposta / ipotesi non va molto d'accordo con chi vive in montagna e trova nel periodo estivo l'unico momento in cui far crescere gli ortaggi.

Una seconda risposta è che l'orto può migrare dove qualcuno se ne potrà prendere cura. Questo è possibile quando si coltiva in contenitori facilmente spostabili. Una soluzione di questo tipo può richiedere una certa progettazione e di questa fa parte l'individuazione di chi è disponibile a portare "a casa" l'orto. Potrà trattarsi degli insegnanti o di altre figure interne alla scuola, ma anche delle famiglie e dei bambini.
In quest'ultimo caso si potrebbe pensare ad una pre-adozione di piccoli orti che i bambini seguiranno a casa durante l'estate. Gli orticelli realizzati in cassetta o altri piccoli contenitori possono nascere a scuola e poi vivere la loro estate a casa dei bambini. Al rientro a scuola potranno dare vita ad uno storytelling in cui racconto, disegni e fotografie rendono l'orto nuovamente condiviso all'interno della classe. Non sfugga il fatto che una soluzione di questo tipo coinvolge la famiglia sia in un "fatto della scuola", sia nelle gestione di un micro-orto, cioè il quel produrre cibo che potrebbe insegnare molte cose, dal senso della cura alla stagionalità degli ortaggi.

La terza risposta, capace di aprire molti scenari e riflessioni, è questa: "in estate si continua a curare l'orto scolastico". Perché questa accada sono necessarie alcune cose. Prima di tutto, il progetto dell'orto deve aver previsto gli ortaggi estivi. Non è cosa difficile, perché in primavera la tentazione di piantare pomodori, peperoni e melanzane è forte, così come quella di seminare mais e fagioli. La scuola deve disporre di un approvvigionamento idrico accessibile in estate e lo spazio dell'orto deve essere accessibile. Nella prima parte dell'estate non è improbabile che il personale ATA della scuola sia ancora al lavoro. In alcune scuole i bidelli sono in servizio anche nel mese di luglio, così come il personale di segreteria, e, se coinvolti nel progetto e compensati con la soddisfazione di qualche raccolto, possono dare un grande aiuto nel far sopravvivere l'orto. 

Se la scuola ospita attività estive o se l'orto è accessibile ad una scuola estiva o, ancora, se ci sono attività di ludoteca o spazio gioco, l'orto della scuola può diventare un supporto educativo proprio per queste realtà. L'orto continua a svolgere la propria finalità educativa, sebbene rimodulata su una nuova utenza. Inutile dire che questa possibilità costituisce un elemento di cui tener conto in fase progettuale, non solo per far sopravvivere l'orto, ma per valorizzarlo nelle proprie funzioni didattiche.

C'è almeno un'altra possibilità ed è quella che piace di più a chi sta scrivendo, cioè la partecipazione delle famiglie e degli stessi insegnanti alla manutenzione estiva. C'è, in particolare, un'esperienza marchigiana che può, è il caso di dirlo, "fare scuola". Si tratta della Scuola Primaria di Cesolo, nel comune di San Severino Marche (MC), nella quale le insegnanti coinvolte nel progetto hanno ottenuto l'autorizzazione del dirigente scolastico a recarsi a scuola in estate con i bambini e le famiglie. Allo scopo è stato creato un gruppo di Whatsapp attraverso il quale sono "convocati" gli incontri nell'orto. La risposta delle famiglie è stata, nel primo anno di attivazione, buona e l'orto in estate è stato uno spazio di convivialità, condivisione e, se vogliamo, di apprendimento non convenzionale. A questa situazione fortunata possono corrisponderne infinite altre, come quella che da quasi dieci anni va avanti nella Scuola dell'Infanzia di Nave, dove lo scrivente con la saltuaria collaborazione di altri genitori cura l'orto anche nottetempo. Anche questa è una soluzione per donare alla scuola un orto capace di rispondere alle finalità educative fin dal primo giorno di attività in settembre.

Esistono altre possibilità? Probabilmente sì e il bello consiste proprio nel fatto che ogni scuola può trovare la propria soluzione e dotarla di un senso educativo.

Prima di chiudere, una piccola nota tecnica: dare acqua alle piante è un'occasione di cura e scoperta e farlo manualmente sul piano educativo è molto più arricchente che dotarsi di un impianto di irrigazione, anche se questo può risultare infinitamente più comodo ed efficace sul piano agronomico.

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[Pezzo scritto da Emilio Bertoncini - www.emiliobertoncini.com - animatore di questo blog e dell'esperienza che fa capo al sito www.ortiscolastici.it]

Da Ortoincontro agli incontri negli orti...

Alcuni momenti del corso (Foto Regione Marche)
Il mese di maggio del 2014 segna una svolta nel lavoro portato avanti fin qui. Infatti, è il mese in cui accadono due cose molto importanti. 
La prima è che la nostra esperienza diventa modello in un corso voluto dalla Regione Marche. La seconda è il passaggio dai molti contatti virtuali con altre esperienze simili alle visite negli orti e nelle scuole in cui crescono altri orti. 
Proviamo ad andare per ordine.



Un momento delle visite (Foto Regione Marche)
Ortoincontro è il titolo del corso strutturato in cinque giornate che si è svolto in parte presso la sede dell'ASSAM, l'Agenzia per i Servizi nel Settore Agroalimentare delle Marche, e in parte in esterno con varie visite. Il nucleo teorico del corso ha visto protagonista l'esperienza raccontata da questo sito. Ad essa si sono affiancate quella dell'Istituto Comprensivo “G. Binotti” di Pergola (PU), nel quale funziona da anni un orto scolastico che fornisce la mensa della scuola, le attività dell'Azienda Agraria ASSAM di Jesi (AN) che promuove la biodiversità agraria marchigiana, le esperienze di orticoltura didattica della Riserva Naturale Ripa Bianca di Jesi, quella degli orti in condotta di Slow Food e l'orto progettato dai bambini del Comune di Fano. Il corso è stato aperto dall'intervento di AiCARE, l'Agenzia Italiana per la Campagna e l'Agricoltura Responsabile e Etica, sul tema "Agricoltura sociale ed agricoltura civica come strategie di incontro tra la campagna e la comunità cittadina". 
Valentina (a sinistra) e Lina inaugurano la compostiera
I partecipanti al corso sono stati oltre venti e la composizione dell'aula quanto più variegata si potesse pensare: agronomi, agricoltori, funzionari regionali, sociologhe, insegnanti e altro. Questo, se da un lato ha creato qualche difficoltà dovuta all'assenza di un target definito, dall'altro ha stimolato il confronto e lo scambio di idee, informazioni e soluzioni.
Tra le sorprese che questo corso è stato in grado di regalarci c stata la visita di Valentina, una delle partecipanti al corso, alle attività in svolgimento nell'orto del Giardino della Lumaca di Pietrasanta (LU). Ancora una volta quel rettangolo di terra si è rivelato capace di attrarre (e mettere al lavoro) persone che vengono da ogni parte del mondo. Valentina ha avuto anche il privilegio di inaugurare la nuovissima compostiera dell'orto.

In apertura dicevamo che maggio è stato il mese degli incontri nel mondo reale con alcune esperienze di orticoltura didattica a scuola. Due di questi sono avvenuti proprio grazie Ortoincontro


Un momento della visita alla scuola primaria di Osimo.
Il primo è nato in via estemporanea durante una pausa nelle lezioni parlando con la maestra Romina, una delle partecipanti al corso. Come accade quando ci sono entusiasmo e passione, in pochi minuti la visita era organizzata. La mattina seguente i bambini della Scuola Primaria "Bruno da Osimo" (per l'appunto in Osimo, in provincia di Ancona) ci hanno fatto da guide nel piccolo ed eroicissimo orto che portano avanti utilizzando vasi e contenitori vari. Tanti contenitori posizionati in un cortile dall'aria non proprio invitante che, però, catalizza un grande entusiasmo, sia delle maestre, sia dei bambini.


I ragazzi della scuola media di Pergola impegnati col fieno
Il secondo è avvenuto durante una delle visite previste dal corso ed è quello con gli attori dell'orto della Scuola di Pergola (PU). L'orto è i fulcro delle attività della scuola media e delle scuola primaria e si sviluppa su circa 2.000 metri quadrati. La sapiente organizzazione agronomica garantita da Paolo Ciarimboli, un agricoltore locale che da oltre venti anni collabora con la scuola, e l'indipendenza operativa raggiunta dagli insegnanti rende questo orto un caso unico e degno di essere considerato un modello a livello nazionale. Tra l'altro, è doveroso segnalare che si tratta di un orto scolastico biologico certificato e che i suoi prodotti forniscono la mensa scolastica. Dove ci sono entusiasmo, voglia di fare e inventiva può accadere di tutto e una delle classi ha avviato anche un allevamento di bachi da seta.


Un momento della visita a Segromigno in Monte
A chiudere la terna di incontri c'è quello con la Scuola Primaria di Segromigno in Monte (LU). Esso è nato attraverso i social network e a fine maggio è diventato realtà con una nostra visita. Due classi quinte hanno allestito, con l'aiuto di genitori, nonni e sponsor, un orticello articolato su due letti rialzati. Pomodori, carote, patate e bietole sono tra le principali specie coltivate. Anche in questo caso ci è stata riservata una calorosa accoglienza (vogliamo parlare della torta a base di bietola dell'orto della scuola preparata da una delle maestre?) che abbiamo ricambiato con una piccola collaborazione didattica attorno ai pomodori.

L'anno scolastico sta per concludersi, ma... ci aspettano ancora delle (piacevoli) sorprese!

Cavolfiori in fuga, orti user friendly e spin off...

La testa del cavolfiore
L'orto a scuola insegna molte cose. Una di queste è che i risultati migliori si ottengono col tempo. Così i cavolfiori piantati in settembre sono riusciti a passare inosservati per mesi, quasi abbandonati in un angolo del giardino che ospita l'orto in contenitori, per poi regalare una bella sorpresa nel mese di febbraio. Un giorno le loro teste hanno fatto capolino per mostrarsi ai bambini. Nessuna magia: solo il normale svolgimento del ciclo vitale della pianta. Di otto piante di cavolfiore 7 hanno donato la loro testa che è finita in una pentola a bollire per un assaggio di grande successo. Una però...

Il cavolfiore in fuga
Una è sopravvissuta o, come ci piace dire, è andata in fuga: è ancora sulla pianta per darle modo di terminare il proprio lavoro. Essa produrrà i fiori e ci permetterà di scoprire la siliqua, il bel frutto delle piante della famiglia delle crucifere (o brassicacee). Ogni cultore dell'orto potrebbe obiettare che si è perso un prodotto. Lo farebbe nel pieno della ragione, ma il prodotto dell'orto scolastico è la conoscenza e, di questo siamo convinti, una conoscenza consapevole perché frutto dell'esperienza diretta. L'orto scolastico è un luogo di sperimentazione a fini didattici, non un luogo in cui ci si limita a coltivare o ad imparare a coltivare.

Questa affermazione ci conduce ad una riflessione che prende le mosse dal destino di un'esperienza di orticoltura didattica che è nata con noi per poi vedere attivi altri. Si tratta del lavoro fatto in una scuola in cui per un anno abbiamo lavorato con i bambini e nella quale il venire meno della sponsorizzazione che sosteneva il progetto ha determinato il coinvolgimento di un'associazione di agricoltori. 

L'orto a misura di didattica per i bambini (sopra)
e l'orto a misura di agricoltore (sotto)
Questo avvicendamento ha avuto il pregio di non far scomparire l'orto dalla scuola, fatto che avrebbe impoverito enormemente l'offerta formativa, ma ha determinato un forte mutamento dell'approccio all'orto scolastico. Esso si è rapidamente trasformato da strumento per svolgere la didattica e a tal fine progettato in un orto dalla fisionomia più familiare, ma anche meno adatto alla didattica. Le sue dimensioni sono cresciute ma l'accessibilità è diminuita. Sono venuti meno gli spazi inerbiti in cui far muovere i bimbi anche quando la pioggia trasforma la terra in fango, sono scomparsi gli spazi per far lavorare i bambini e, soprattutto, le lavorazioni di inizio anno sono state svolte con un piccolo trattore. Questo è logico dal punto di vista dell'agricoltore, ma trasmette un messaggio che a noi non piace: per coltivare c'è bisogno di macchine potenti. Se è così, come potrà un bambino fare il suo piccolo orticello a casa? Come potrà uno dei suoi familiari lavorare la terra se non ha il trattore? A noi questo approccio proprio non piace: ci vuole coerenza in un progetto di orticoltura didattica e, se si insegna a coltivare ai bambini, lo si deve fare fornendo loro spunti che rendano l'orto user friendly.

Lo spazio dedicato all'orto sul balcone dell'Orto Didattico Urbano
Questa coerenza ci porta all'ultimo argomento che vogliamo trattare: lo spin off del nostro progetto. Negli spazi della The Bilingual School of Lucca che già ospitano l'orto scolastico, grazie alla collaborazione tra la scuola ed Ecoland, è nato l'Orto Didattico Urbano. Di cosa si tratta? Di uno spazio cittadino in cui cresce un orto destinato ad ospitare seminari, incontri e laboratori sul tema dell'orto in città. Esso include l'orto scolastico ma è più grande e, soprattutto, si apre al mondo proprio in occasione delle varie iniziative didattiche. Cosa c'entra con la coerenza di cui stavamo parlando? L'ampliamento dell'orto ha comportato e comporta la lavorazione del terreno in nuove zone. Si tratta di decine e decine di metri quadrati e un bel motocoltivatore avrebbe abbreviato i tempi. Abbiamo scelto di fare il lavoro con la vanga per offrire ai bambini, anche nei momenti liberi e di partecipazione non strutturata alla vita dell'orto, un messaggio coerente con quello fornito a cose normali: coltivare la terra è un gesto semplice e alla portata di tutti. Ci sarà tempo per loro prima di scoprire le necessità di ottimizzazione che l'economia di oggi ci richiede. Nel frattempo potranno apprezzare tutto il piacere di gustare i prodotti del proprio lavoro, un lavoro fatto senza scorciatoie e apprezzando ciò che la natura sa dare, anche in città. Volete forse scambiare il frastuono di un motore col canto degli uccellini?!?

Il senso di un corso sugli orti scolastici

E' con alcune parole prese in prestito da Matteo Nicastro, uno dei partecipanti al primo corso su "Orti scolastici e orticoltura didattica a scuola" che ci piace aprire questo post:

L'orto [scolastico] deve essere aperto e condiviso, altrimenti cessa la propria ragione di esistere.

Le usiamo perché sintetizzano bene uno dei tanti messaggi trasmessi nei due giorni che hanno aperto il mese di febbraio durante i quali si è svolto il corso organizzato con AiCARE e ospitato nei locali della The Bilingual School of Lucca e negli spazi esterni della stessa scuola e di quella dell'infanzia di Nave (LU).
Il corso ha affrontato temi come la differenza tra fare un orto scolastico e condurre esperienze di orticoltura didattica a scuola, i “perché” di un orto scolastico e le soluzioni tecniche per realizzare un'esperienza di orticoltura didattica in ogni scuola. Si è parlato anche di degli attori dell'orto scolastico e rispettivi ruoli tecnici e pedagogici, dei costi dell'orto scolastico e della loro copertura. Il continuo confronto tra i partecipanti al corso, le riflessioni fatte visitando due orti scolastici e gli innumerevoli spunti offerti dall'imponente archivio fotografico del progetto sono stati gli elementi caratterizzanti del corso che avrà alcune repliche già in questa primavera. La prima è prevista a Roma in aprile.

Torniamo alle parole di apertura: esse campeggiano in una sorta di manifesto che è un inno all'orto scolastico in cui si coltivano i saperi condividendoli, si apprezza il tempo vivendo l'orto, si crea un progetto didattico condividendo idee e proposte. Un vero e proprio progetto aperto che si muove sulla base di un decalogo definito dalla comunità scolastica e dalle famiglie dei bambini che frequentano la scuola.
Questo è il risultato più bello, quello che ci inorgoglisce di più insieme alle parole di una giovane insegnante, Paola Dell'Omarino, che commentando una fotografia pubblicata sulla pagina di Facebook dedicata agli Orti Scolastici ha scritto "La cosa che ho scoperto facendo questo corso è che a piantar semi si coltivano sogni e si raccoglie un futuro luminoso e profumato". Non poteva essere un omaggio migliore alle ore che molte persone hanno condiviso unite da una convinzione fondamentale: l'orto scolastico è un luogo dell'apprendimento che avrà un'importanza sempre maggiore nella scuola del futuro.


[Per vedere una selezione di immagini del corso è possibile cliccare qui.]



Semine, novità e comunicazione

I semi del grano
L'autunno del 2013 è del tutto particolare per gli orti scolastici di cui si raccontano le vicende in questo blog. Lo è per motivi climatici, ma anche per le opportunità di raccontarsi che via via si sono offerte.

Tra gli eventi di maggiore importanza per l'orto nato la scorsa estate presso la "The bilingual school of Lucca" sono sicuramente da segnalare la semina del grano e delle fave, oltre alla piantagione delle cipolle.

Il grano è stato seminato nel "giardino segreto" della villa che ospita la scuola. La lavorazione della terra in vista della semina ha visto andare in scena un "fuori programma" che ha coinvolto alcuni bambini in un pomeriggio. Durante la vangatura si è scatenata una vera e propria caccia al lombrico che ci ha permesso di fare una sorta di censimento dai dati molto incoraggianti: in circa 5 metri quadrati di terreno abbiamo trovato oltre 80 lombrichi. E' il segno di una vivacità biologica che descrive sia un terreno fertile, sia un terreno vivo.
Il grano cresce!

Nei giorni successivi abbiamo seminato con l'aiuto di tutti i bambini, da quelli di 3 anni fino ai bimbi della seconda elementare. Dopo pochi giorni si sono visti i risultati e le brave insegnanti hanno preso la palla al balzo per portare l'orto nella didattica: ogni settimana vengono misurate le piante e sarà costruita la curva di accrescimento. Niente male come inizio!


Ma che strane radici!
Se le cipolle offrono, per ora, più spunti di educazione civica che altro, le fave ci hanno proiettati nell'affascinante mondo delle radici. Come? Grazie ad uno speciale kit in cui è stata fatta la semina che permette di far crescere le radici in tre ambienti diversi (terra, aria e acqua) e di farne un confronto molto immediato. Non sono mancate domande e riflessioni da parti di molti bambini.

Intanto alla scuola di Nave (LU) sono in attiva crescita cardoni e cavolfiori piantati nel mese di settembre in uno dei cassoni presenti nell'orto fin dal 2008.  Il giardino si è arricchito di alcune piante rampicanti utilizzate per coprire una parte del muro di cinta ed altre ne saranno aggiunte nei prossimi mesi.
I bruchi della cavolaia in azione
Qualche giorno fa una visita molto speciale ha animato la vita dell'orto: sono arrivati bruchi della cavolaia. Poco male, perché questo ha dato subito un'importante occasione per fare osservazioni e i bambini sono stati accompagnati dalle insegnanti a vedere questa novità per poi lavorarci sia in conversazione e col disegno. Queste occasioni sono preziose perché i bambini hanno modo di vedere da vicino i bruchi e i loro effetti, cioè una realtà biologica che l'agricoltore deve imparare a gestire.

L'orto della scuola di Nave, però, quest'anno andrà in contro a diverse novità e la prima è arrivata un paio di sabati fa: abbiamo montato la nuova serra di cui disponiamo e che ospita già alcuni contenitori con sub-irrigazione per la coltivazione di ortaggi.
Ecco la nostra serra!

Si tratta di una novità resa possibile dall'impegno della dirigenza scolastica nel trovare fondi per l'acquisto di materiali ed attrezzature.
I prossimi passi saranno la messa a dimora di alcuni alberi da frutto e viti che arricchiranno l'orto della scuola.



Il progetto ha vissuto due importanti momenti di notorietà e comunicazione al mondo, entrambi scaturiti dall'Agricoltura Civica Award 2013.

Il primo è stato la partecipazione ad un "workshop di comunicazione all'aria aperta" che ha visto riuniti i progetti del concorso che meglio hanno saputo comunicare.
Il gruppo del workshop
L'obiettivo è stato quello di migliorare ancora la comunicazione attraverso il web e, in particolare, i social network.

Il secondo momento è di quelli "che non si dimenticano": gli orti scolastici si sono raccontati al convegno "Agricoltura e innovazione sociale - dalle pratiche alle future pratiche di sviluppo" ad Agri&Tour. Detta così, però, la cosa è un po' riduttiva: siamo stati una della 4 pratiche che fanno innovazione e a cui si chiede di prestare attenzione per le future politiche di supporto. Di questo dobbiamo ringraziare (e lo facciamo volentieri) AiCARE e l'attenzione che tutti al convegno ci hanno prestato.

Eccoci nel programma del convegno
Ora si va vanti, anche per cercare un sostegno per ripartire con gli orti delle scuole di Pietrasanta nella prossima primavera.

Intanto l'Orto del Giardino della Lumaca, proprio a Pietrasanta, chiede aiuto e spera di diventare, a modo suo, famoso. Di questo parleremo tra qualche tempo.

Aspettando la primavera...

Quest'anno gli orti scolastici sono alle prese con una stagione bizzarra: quando ci chiedevamo se sarebbe mai terminato un infinito autunno siamo improvvisamente finiti nell'inverno di "The Big Snow", poi un assaggio di primavera e di nuovo il freddo... ora giorni e giorni di pioggia e il sole che sembra nascondersi proprio all'inizio della stagione più bella. Non è certo questo che ci ferma e nelle cinque scuole coinvolte nel progetto le attività sono andate avanti.

Proprio mentre autunno, inverno e primavera si divertivano ad alternarsi in modo bizzarro, nella Scuola Pascoli di Pietrasanta ci siamo dedicati alle piante da frutto. Due di esse, il ciliegio e l'albicocco già presenti, sono state oggetto di potatura, concimazione e approntamento di una protezione al piede della pianta. Il momento della potatura è stato propizio per parlare di gemme e di correttezza del rapporto tra uomo e pianta.

Altre due sono nuovi arrivi: un melo rotella e un pero passa crassana, entrambi destinati a dare frutti dopo la ripresa della scuola. Loro sono stati messi a dimora dai bambini della scuola che hanno scavato le buche a aiutato l'esperto di turno a posizionarli correttamente. Nei giorni successivi anche attorno a loro è stata posizionata una protezione che aiuterà di anno in anno ad arricchire il terreno alla base della pianta. Foglie e compost saranno di grande aiuto!
Grazie a questi nuovi arrivi il piccolo frutteto della scuola sta prendendo davvero corpo ed è destinato a dare soddisfazioni per molti anni.

In tutte le scuole, poi, si è proceduto alla piantagione delle patate. Abbiamo scelto una varietà precoce che consentirà di scoprire in che misura le patate sapranno moltiplicarsi, anche se forse non vedremo i tuberi molto ingrossati. Nelle mettere a dimora si sono privilegiate le piantagioni in contenitore dato che a fine scuola sarà più facile scovare tutte le nuove patate. Per qualche scuola, come la primaria di Strettoia, è stata un'occasione per scoprire un nuovo kit per la coltivazione fuori suolo con tanto di sub-irrigazione. Già, noi che facciamo l'orto per imparare andiamo sempre in cerca di quelle soluzioni che ci aiutano a comprendere come funzionano le piante e come l'uso intelligente della tecnica possa facilitarci nella produzione del cibo.

Alla scuola dell'infanzia dell'Africa, sempre nel comune di Pietrasanta, è nata l'idea di un gemellaggio con la vicina scuola primaria dove è già in corso un'esperienza didattica connessa all'orto. Così nell'ambito del progetto di continuità si sono incontrati i bambini della prima classe della primaria e i bimbi di 5 anni dell'infanzia per seminare insieme alcuni ortaggi utilizzando un apposito kit. Ogni piantina nascerà (incrociamo le dita!) in una compressa di torba che sarà utilizzata per il trapianto nell'orto della scuola primaria. Pomodori e lattughe sono state protagoniste insieme ai bambini.

Nell'orto della scuola di Nave, alle porte di Lucca, una volta che la neve se ne è andata i bambini hanno potuto approfittare di un giorno di sole per fare capolino tra agli e cipolle che stanno crescendo nel grande cassone utilizzato per la coltivazione e hanno utilizzato lo spazio rimasto libero per piantare le patate. Intanto nel cassone vicino le fragole cominciano a risvegliarsi dal torpore invernale e reclamano spazio, mentre la salvia è in attesa di un'energica potatura. Tutti quanti siamo in attesa di qualche novità ma... per ora non diciamo nulla!

Dove gli spazi lo consentono, abbiamo ampliato l'orticello lavorando nuovi pezzi di terreno. E' stato necessario migliorarlo con una concimazione e, già che ne abbiamo avuto la possibilità, abbiamo deciso di sperimentare una nuova pacciamatura interamente compostabile. Sarà lei a proteggere le nuove colture primaverili dalla competizione delle erbacce e ad aiutare il terreno a trattenere l'umidità quando il clima diventerà più arido.
Intanto i bambini hanno potuto riprendere in mano zappa e rastrello lanciandosi con grande volontà nella lavorazione del terreno, inclusa una certa bonifica da pietre più o meno grandi. Purtroppo, si sa, i terreni attorno alle scuole non sono sempre il massimo in termini di fertilità...

Chiudiamo con un'esperienza che è ancora in corso ma che ha già dato i primi "frutti": quella legata ai funghi.
Collegandoci ad un altro progetto abbiamo acquisito un kit per la crescita dei funghi che è stato posizionato in una stanza polivalente della Scuola Pascoli di Pietrasanta. Per meglio comprendere come funziona il kit abbiamo prima riflettuto sulla differenza tra organismi autotrofi ed eterotrofi, poi sui funghi simbionti, parassiti e saprofagi... proprio questi ultimi ci hanno dato lo spunto per aprire il kit e cominciare la "coltivazione". E' stato sufficiente mettere tutto in un ambiente caldo, spruzzare regolarmente acqua ed attendere. I primi funghi, che noi abbiamo ben distinto come corpi fruttiferi, sono già nati!










Dall'orto della scuola alla cucina di casa... e ritorno / 2

Seconda puntata degli incontri con i bambini che hanno svolto la ricerca sugli usi in famiglia di due piante utilizzate nelle nostre esperienze di orticoltura didattica a scuola. E' il turno delle scuole Pascoli e Forli del comune di Pietrasanta. E non mancano le soddisfazioni.

In ordine sparso sono comparse semplici testimonianze, come "il babbo usa la cipolla per fare il sugo all'amatriciana", e ricette. Alcune appena abbozzate, altre arricchite di elenchi ingredienti dettagliati e descrizioni minuziose delle modalità di preparazione.

Qualcuno ha allargato gli orizzonti dell'indagine al ruolo di queste piante nella storia e abbiamo scoperto che per gli antichi egizi contavano davvero molto. Correndo il rischio di uscire fuori tema qualcuno ha cercato indovinelli, proverbi e barzellette. Mai è stato più gradita un'uscita fuori tema! In fondo l'orto a scuola è sperimentazione e anche questa ricerca ammetteva la possibilità di un'interpretazione volta ad arricchire le nostre conoscenze, anziché alla mera esecuzione del compito a casa. Su questa strada si è incamminato anche chi ha analizzato la leggendaria funzione dell'aglio nel contrasto ai vampiri.

Non ce ne vorranno gli altri, ma due casi dobbiamo proprio segnalarli in modo particolare.

Uno riguarda una bambina della Scuola Pascoli di Pietrasanta che ha ideato e scritto una storia dal titolo "La cipolla ballerina". Originale, simpatica e ben scritta, si tratta della storia di una cipolla socievole che si inventa un ballo nel bel mezzo dell'orto. All'inizio gli altri ortaggi la applaudono ma quando nel ballo la cipolla comincia a sbucciarsi arrivano i problemi. Gli ortaggi iniziano a piangere e l'orto viene invaso dalle lacrime. La cipolla ballerina, forte di quest'esperienza, si specializza nel raccontare barzellette: in questo modo continua a socializzare ma senza far piangere. Brava Swan!

L'altro caso davvero speciale riguarda, invece, la classe quarta della scuola primaria di Vallecchia. L'insegnante ha coinvolto la classe in una vera e propria analisi statistica dei dati raccolti durante l'indagine in famiglia e sulla lavagna sono comparsi veri e propri istogrammi che suggellano il predominio assoluto dell'uso di aglio e cipolla nella preparazione di sughi e condimenti. Brava Maestra Alessandra e bravi ragazzi!

Nel complesso l'operazione "uscita dall'orto" ha avuto pieno successo: dal piantare l'aglio siamo passati ad un allargamento degli orizzonti che mette insieme la storia, la tradizione, l'arte culinaria e la statistica. Niente male per esser partiti da qualche spicchio d'aglio piantato prima di Natale...


Il grano, il martello e la farina...

La scuola è ormai ripresa ma un piccolo salto indietro nel tempo ai giorni che hanno preceduto le vacanze di Natale è ancora possibile. Tempo di saluti ed auguri ma anche tempo per riflettere su quanto si è fatto. Riflettere con bambini di 3, 4 e 5 anni non sempre richiede molte parole. A volte non le richiede proprio.

Accade così che un sorriso, un abbraccio e qualche scherzo con gli attrezzi da orto mentre siamo seduti in cerchio al calduccio di un'aula siano più che sufficienti. In fondo, sottolinea qualche maestra, i bambini sono stanchi e c'è bisogno di un po' di riposo. A volte è così, altre volte...

semina del grano nell'orto scolastico
"Cosa ci facciamo col grano che abbiamo seminato?", chiede un bambino dei più grandi. "La farina", rispondiamo. "Ah, si: quella gialla", replica il bambino. "Gialla?!", si chiede la maestra. Qualcosa non quadra: per i bambini grano e mais sono la stessa cosa. E' vero che il mais si chiama anche granturco, ma non sono proprio la stessa cosa!

Queste situazioni sono quelle che ci piacciono di più: quando sembra di essere in un vicolo cieco la scuola italiana dà il meglio di sé e in un batter d'occhio ci ritroviamo a maneggiare due vassoi, due tipi di farina (di grano e di mais), una pannocchia di granturco e un pacchetto di grano. Completano la collezione un martello e qualche pezzo di legno. A cosa servono? A partire dall'esperienza dei bambini per arrivare a descrivere la produzione della farina, sebbene mimata in modo molto rudimentale.

farine a scuolaEcco cosa accade.

Si parla della pasta di sale che i bambini sono abituati a preparare con la farina di grano e si mostra la farina. Poi gli si affianca la farina di granturco, quella gialla, che a qualche bambino ricorda la polenta. Il colore è sufficiente a spiegare la differenza. Accostando la farina di granturco alle pannocchie è evidente la somiglianza del colore della farina e dei chicchi del mais. E' un po' meno evidente quella tra farina di grano e grano ma nessun bimbo pensa che la farina di grano si possa fare col granturco: i colori sono troppo diversi.
Con i bambini le domande non mancano mai e qualcuno vuole sapere come siu fa questa farina.

Entrano in scena gli strani arnesi di cui siamo dotati e a turno semi di grano e chicchi di mais finiscono su una tavoletta di legno e sono schiacciati col martello: un sistema un po' rudimentale per spiegare come si fa la farina, ma molte ben comprensibile anche ai bambini più piccoli. Inutile parlare di macine: basta parlare di qualcosa che fa il lavoro del martello. Lo fa addirittura meglio perché c'è una bella differenza tra i granuli della nostra improvvisatissima farina e quella dei pacchetti che abbiamo a disposizione.

In ogni caso, il cerchio si chiude: sappiamo che differenza c'è tra grano e mais e sappiamo cosa faremo col grano seminato in tardo autunno. Non è chiaro? Semplice: aspetteremo la sua maturazione per farne farina. Nel frattempo ci doteremo di qualche strumento più efficace...







Dall'orto della scuola alla cucina di casa... e ritorno / 1

L'orto scolastico, inteso come strumento per imparare, trae giovamento dalle interazioni con ciò che lo circonda. Una delle possibili interazioni è quella con le famiglie dei bambini che vi lavorano.

E' per questo motivo che prima della pausa natalizia abbiamo proposto ai bambini delle scuole primarie di Pietrasanta di fare una piccola indagine. Nel mese di dicembre abbiamo piantato agli e cipolle ed è venuto naturale chiedere ai ragazzi di andare alla scoperta degli usi di queste piante nelle loro famiglie. La fase di restituzione dei risultati di questa indagine è ancora in corso per due scuole, ma i bambini della scuola primaria di Strettoia hanno già avuto modo di raccontarci il risultato della ricerca.

Tra gli aspetti interessanti che sono emersi ci sono le modalità diversificate con cui è stata condotta l'indagine. Qualcuno ha parlato con il genitore che di solito cucina, qualcuno ha intervistato i nonni, altri hanno cercato un approfondimento di carattere bibliografico.

L'insieme di questi approcci ha messo in evidenza molti aspetti. Ricordiamo, per esempio, una forte propensione per l'impiego di aglio e cipolla per la preparazione di piatti a base di pesce, cosa che risulta assai ovvia considerando la vicinanza al mare della comunità in cui operiamo. In molti casi è risultato evidente l'accostamento con altre piante aromatiche utilizzate in cucina. In qualche caso sono state scritte con minuzia di particolari ricette con ingredienti e modalità di preparazione. Quasi sempre è emerso l'uso congiunto di questi due ingredienti con il nobilissimo olio locale. In questo caso non è mancata la necessità di suggerire che si tratta di "olio extravergine di oliva". Abbiamo, così, potuto riflettere sulla "confidenza" che si ha nei confronti di un prodotto di straordinaria qualità (l'olio extravergine di oliva), confidenza che porta a considerare "olio" solo quel prodotto e non altri (quindi quando si dice "olio" si intende quello e non altro!).

Non sono mancati casi in cui è stato evidenziato un rapporto assai difficile con i sapori e gli odori di questi ortaggi o, addirittura, allergie o intolleranze. La provenienza geografica delle famiglie di alcuni bambini è stata sottolineata sia dall'impiego più o meno comune di aglio e cipolla, sia dall'accostamento ad altri ortaggi ed aromi, come il peperoncino.

Di grande interesse sono risultati, poi, gli esiti delle ricerche di carattere bibliografico. Pur essendo meno vocate a creare una relazione tra esperienza nell'orto scolastico ed esperienza delle famiglie, hanno permesso di parlare di alcune caratteristiche di queste piante che sono alla base del loro impiego, come la natura antisettica di alcuni loro componenti e gli usi medicamentosi o mirati alla conservazione degli alimenti che sono stati di grande importanza in passato.

Ovviamente il diverso interesse dei singoli bambini, l'aiuto che hanno avuto dalle famiglie e le loro competenze nell'uso di vari linguaggi hanno determinato risultati molto diversi, soprattutto in termini di modalità di attivazione di un canale comunicativo dall'orto alla famiglia e da questa alla classe. I bambini più piccoli hanno privilegiato il disegno, quelli più grandi la scrittura. Qualcuno,anche grazie ad un po' di improvvisazione, ha preferito la comunicazione verbale non senza qualche sconfinamento in una certa teatralità!






Cronache da un orto scolastico

Dovendo scrivere una piccola relazione sul lavoro in svolgimento alla Scuola Primaria Pascoli di Pietrasanta (LU) è nato un testo che riutilizziamo in questo post (integralmente e senza riadattamento). E' una cronaca infarcita di riflessioni che può fornire qualche spunto interessante.

Abbiamo seminato il grano


Questa attività ha permesso di parlare ai bambini di lavorazione del terreno e preparazione del letto di semina, di utilizzare attrezzi diversi (facendo lavorare i bambini con loro grande gioia) per comprenderne le diverse funzioni e utilità, di vedere "in vivo" la nascita del seme in un contesto non eccessivamente artificiale. In modo del tutto fortunoso essa ha permesso di vedere anche altre cose. La disponibilità di due piccoli appezzamenti con caratteristiche molto diverse, la sabbia dietro la scuola e l'argilla accanto al campanile hanno consentito di avviare due piccole coltivazioni da mettere a confronto per capire come l'ambiente condiziona la vita delle piante. La presenza dei piccioni e alcuni episodi di maltempo, invece, hanno introdotto alcune difficoltà tipiche del mondo agricolo che stiamo affrontando come si può, cioè incrociando le dita per il maltempo e proteggendo la coltura con teli alla semina e con un pallone antivolatile nel ruolo di "spaventapasseri" contro i colombi. Ancora non è evidente, ma abbiamo seminato due tipi di grano: uno "antico" che crescerà più alto, l'altro "moderno" più basso. Abbiamo già riflettuto sul perché di queste differenze ma sarà a primavera che esse si renderanno evidenti. Nell'anno scolastico vedremo quasi interamente, salvo problemi, il ciclo colturale del grano, cioè di una coltura da seme. Dimenticavo: il fortunoso arrivo del grano saraceno (una pianta donata alla scuola) ci ha permesso di fare un piccolo ragionamento sull'uso delle parole. In pratica abbiamo due "grani" che hanno in comune solo l'utilizzo ma non le caratteristiche. Linguisticamente l'uso prevale sulle differenze biologiche.


Abbiamo piantato agli e cipolle


Agli da "spicchio" e cipolle da bulbo e piantina (a sua volta ottenuta per seme). In questo caso operiamo in contenitore. L'occasione è stata propizia per ragionare sul rapporto tra acqua, terra e pianta, anche grazie alla necessità di creare uno strato drenante sul fondo della vasca per evitare l'occlusione dei fori di sgrondo dell'acqua. I bambini, inoltre, hanno avuto modo di lavorare usando, secondo i casi, zappetta e pala (per bambini). La piantagione è stata tale, quindi abbiamo ragionato sulla differenza tra seme (usato nella semina) e bulbo (quest'ultimo descritto come un'insieme di foglie cicciosette [tecnicamente sono "carnose"] poste una sopra l'altra e usato per "piantare" aglio e cipolla). In particolare ho fatto notare ai bimbi che mentre il seme necessita di acqua per dare origine ad una nuova pianta, il bulbo lo è già e inizia a crescere "quando è l'ora" anche senza acqua e terra (anche nel frigorifero o nella dispensa). Altro motivo di riflessione è la differenza tra aglio e cipolla. Ai bimbi l'ho presentata così: nel caso dell'aglio da ogni spicchio otteniamo un "capo d'aglio" con molti spicchi (li abbiamo contati smontando un capo con ogni classe - ai bimbi più grandi ho parlato di "moltiplicazione degli spicchi per un fattore variabile"), nel caso della cipolla da un singolo bulbo otteniamo un bulbo più grande (ai bimbi più grandi ho parlato di "moltiplicazione del peso per un fattore variabile"). Infine, presentando le piantine di cipolla, ho accennato al fatto che queste piante si possono anche seminare ma che anche chi ha seminato le cipolle che abbiamo piantato, pur lavorando in condizioni ottimali, non sono nate tutte le piante. Quindi la semina a volte è un'operazione difficile. Con alcune classi (forse tutte?!) ho utilizzato i bulbi o le foglie delle cipolle per un piccolo esperimento sensoriale. Abbiamo annusato e ci siamo chiesti se fosse un puzzo o un profumo. Come al solito, ogni classe si è divisa in due gruppi secondo il classico schema "puzzo vs profumo" che si è verfiicato anche lo scorso anno con la ruta. Abbiamo sottolineato che c'è un elemento oggettivo, la cipolla ha un odore, e uno soggettivo, il puzzo/profumo. Ancora una volta è saltato fuori Geronimo Stilton e allora Vi segnalo una cosa che ho scritto qualche mese fa: http://www.scribd.com/doc/104974868/La-guida-e-la-realta-inversa-riflessioni-sul-ruolo-educativo-della-Guida-alla-luce-di-un-episodio-accaduto-in-un-orto-scolastico. Infine, il compito assegnato: fare una piccola indagine per scoprire cosa si fa con aglio e cipolla nelle famiglie dei bimbi. Penso che potranno venirne fuori cose interessanti, sia per la presenza di famiglie di origine non locale, sia perché tra genitori ristoratori e giornalisti potrebbe arrivare qualche storia interessante.