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I consigli per l'orto scolastico ai tempi del Covid-19

L'anno scolastico appena iniziato si presenta come uno dei più difficili della storia repubblicana e parte con numerose incertezze e qualche novità che aiuta a fornire qualche suggerimento per l'orto del nuovo anno scolastico.

Primo consiglio

Torniamo a leggere le cosiddette "linee guida" (1), formalmente il "Piano Scuola 2020-2021", e il documento del CTS sulle misure contenitive nel settore scolastico (2) per capire come l'orto potrebbe costituire uno spazio d'elezione per la loro applicazione. Ci preme sottolineare come alcuni passaggi possano costituire un forte invito proprio verso l'uso del giardino e di altri spazi nei quali realizzare orti con finalità didattiche. L'orto potrebbe, in particolare, costituire il contesto che offre "l'opportunità di adottare soluzioni organizzative differenti per realizzare attività educative o formative parallele o alternative alla didattica tradizionale" (1) e le condizioni per il necessario distanziamento fisico. Sicuramente risponde alla necessità di privilegiare lo svolgimento di attività didattiche "all'aperto, valorizzando lo spazio esterno quale occasione alternativa di apprendimento" (2). 

Non solo, l'invito a "favorire la messa a disposizione di altre strutture o spazi, come parchi, teatri,  biblioteche, cinema, musei al fine di potervi svolgere attività didattiche o alternative a quelle tradizionali comunque volte a finalità educative" potrebbe essere un'occasione da cogliere al volo per individuare, per esempio in collaborazione con i comuni e altri enti pubblici, spazi esterni al perimetro scolastico in cui far nascere l'orto didattico della scuola creando, al contempo, la premessa per una manutenzione dell'orto a cura delle famiglie e degli studenti durante le prossime vacanze estive o in caso di nuova chiusura della scuola (che noi tutti speriamo possa essere scongiurata), ovviamente nel rispetto delle misure di distanziamento. Potrebbe, addirittura, nascerne l'opportunità di dare vita o recuperare orti urbani che, man mano che torneremo alla normalità, potranno vivere grazie all'intervento dell'intera comunità urbana assolvendo alla duplice funzione di orto scolastico e civico. In tal senso, i "patti educativi di comunità" e gli "specifici accordi" richiamati da entrambi i documenti sembrano poter costituire strumenti utili a far nascere questi nuovi orti fuori dal perimetro scolastico in una cornice giuridica tesa al loro permanere nei futuri anni scolastici.

Secondo consiglio

Non dimentichiamo che, anche in un anno scolastico particolare come quello che stiamo per vivere, la scuola continua ad essere la scuola e che la responsabilità educativa di questa istituzione, vero pilastro della comunità, non può essere integralmente subordinata agli adempimenti conseguenti alle responsabilità di ordine sanitario, esattamente come nello scorso anno scolastico non ci si è arresi di fronte al lockdown tentando di supplire con la DAD. In tal senso, la progettazione delle esperienze didattiche che trovano nell'orto un tempo e uno spazio di realizzazione e nel coltivare una possibile metodologia didattica, dovrà garantire il massimo sforzo per coniugare le esigenze di contenimento della diffusione del Covid-19 e il perseguimento degli obiettivi didattici e formativi ordinariAnzi, l'orto potrà diventare un contesto in cui apprendere modalità sicure di relazione interpersonale e metodiche di distanziamento e sanificazione praticabili e capaci di mantenere relazioni sociali essenziali per lo sviluppo personale e per la vita della comunità. 

In tal senso, la configurazione geometrica e dimensionale dell'orto potrà essere pensata in modo tale da garantire il distanziamento fisico tra gli studenti che, eventualmente divisi in "gruppi di apprendimento" (1) numericamente ridotti, potranno porsi al lavoro in un contesto che favorisce “l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari” e la contestuale socializzazione. Parimenti, con i dovuti accorgimenti organizzativi e in funzione dell'età, gli studenti potranno essere coinvolti nelle procedure di sanificazione degli attrezzi (es. mediante irrorazione di spray disinfettanti sui loro manici) o nelle valutazioni che conducono alla scelta delle varie misure di protezione (es. uso dei guanti per toccare gli attrezzi o scelta della disinfezione di questi ultimi nel passaggio da un individuo all'altro).

Terzo consiglio


L'orto o alcune sue porzioni potranno essere utilizzate per creare suddivisioni tra gli spazi del giardino scolastico riservati alle varie "bolle" o, comunque, frequentati in maniera differenziata dalle varie classi o sezioni della scuola. In tal modo, le rigide linee di separazione potranno essere stemperate da ampie strisce di terreno coltivato, eventualmente sinuose, capaci di costituire al tempo stesso superfici utili allo svolgimento delle attività didattiche ed elementi di distanziamento tra gruppi funzionali di studenti, ciascuno dei quali potrà, in momenti diversi, contribuire alla coltivazione sviluppando progetti didattici talora distinti.

Ove gli spazi esterni della scuola non siano un vero e proprio giardino, tali divisioni potranno scaturire dall'impiego di varie tipologie di vasi, fioriere e altri contenitori atti alla coltivazione garantendo anche la possibilità di mantenere passaggi che tengano in salvo le vie d'esodo. Anche in questo caso l'orto potrebbe costituire una "zona di frontiera" capace di separare i gruppi garantendo una condivisione di spazi a tempi alternati con intervalli di tempo sufficienti a garantire la scoparsa di eventuali contaminazioni da Sars-Cov2.

Quarto consiglio


Questo sarà l'anno della creatività e, se sapremo usare il pensiero divergente, potremo trovare soluzioni capaci di aiutarci anche in futuro. Esistono, tuttavia, soluzioni che vengono dal passato più o meno recente e che potremo recuperare dando loro il senso della retro-innovazione. E' in tal senso e con misurata provocazione che guardiamo all'immagine qui a destra: questa potrebbe essere la soluzione per creare più orti ai quali lavorano gruppi di apprendimento, classi o sezioni diverse e, soprattutto, coltivazioni spostabili per evitare l'occupazione stabile di  porzioni di cortile, giardino o altri spazi esterni (o interni?) che rimarranno libere per svolgere altre funzioni e saranno occupate dall'orto solo quando ce ne è necessità.

Una ricognizione delle soluzione utilizzate negli orti urbani potrà esserci di grande aiuto per far nascere orti attorno ai quali garantire il distanziamento fisico o l'alternarsi di gruppi di apprendimento. Qualche suggestione per immagini è esposta qui sotto, ma l'invito è quello a svolgere una più ampia ricerca.


Quinto consiglio


In circostanze straordinarie servono azioni straordinarie e allora, nell'anno scolastico in cui l'individualizzazione dei gesti potrebbe dare la massima sicurezza igienica, potremmo provare a trasformare il gesto del singolo in un'azione collettiva. Come? Come accade in un'orchestra, in uno stormo o nell'apparato radicale di un albero: andando in cerca di soluzioni che trasformano le azioni di un individuo nell'armonica azione di un gruppo. La soluzione più semplice potrebbe essere quella di realizzare tanti piccoli orticelli individuali (in cassetta, in vaso, in bottiglia, ecc.) capaci di configurare, pur nel necessario distanziamento, un orto collettivo. Addirittura, potrebbe trattarsi di un orto modulare a geometria variabile che, con gli opportuni accorgimenti igienici in occasione degli spostamenti, definisca ora uno spazio in cui leggere, ora un percorso per l'educazione motoria, ora la riproduzione di un simbolo o di un'opera d'arte. Basta dare spazio alla fantasia!

Sesto consiglio


Questo è il consiglio che si spera possa risultare del tutto inutile o che potrebbe essere reinterpretato laddove certe modalità didattiche potrebbero costituire una soluzione integrativa a quelle ordinarie in presenza. E' il consiglio da adottare qualora, a causa dell'interruzione delle attività didattiche, si dovesse tornare alla DAD. Ecco, il quel caso, l'orto potrà costituire un'occasione educativa presso il domicilio di studenti e studentesse grazie ai tutorial disponibili sul canale Youtube "Ortiscolastici".


Settimo consiglio


Se la tua scuola aveva un orto scolastico già lo scorso anno, compila il questionario della "Prima indagine nazionale sugli orti scolastici". Lo trovi cliccando qui.

Un ultimo consiglio


Se è vero che questo anno scolastico avrà natura straordinaria, è anche vero che l'auspicio di tutti è quello che possa essere quello della progressiva normalizzazione, quello che ci dimostrerà che la convivenza col Covid-19 è possibile e che il virus Sars-Cov2 sia gestibile con alcuni piccoli accorgimenti di prevenzione, ma senza cadere una psicosi paralizzante. In tal caso, torneranno comodi i vecchi consigli, quelli di altri anni scolastici meno speciali e più ordinari. Per trovarli basta cliccare qui!




Buon lavoro!










Le FAQ - frequently asked questions - sugli orti scolastici


Questo blog esiste grazie al percorso nel mondo dell'orticoltura didattica a scuola di Emilio Bertoncini. Un cammino arrivato al 12° anno educativo e costellato di domande più volte rivolte al nostro esperto da insegnanti, educatori ambientali e semplici curiosi. 

Finalmente eccole tutte (o quasi) raccolte in un solo post!

A che età si possono coinvolgere i bambini delle attività di coltivazione in chiave didattica?



Le prime esperienze posso essere svolte già al nido, almeno a partire dai 12 mesi. Per saperne di più: www.ortoalnido.it





Per fare l'orto c'è bisogno di un terreno?


Avere un terreno aiuta, ma è sufficiente uno spazio non troppo ombreggiato all’esterno e qualche contenitore. Può trattarsi di una fioriera, di un contenitore di recupero o di un kit appositamente progettato.

Per fare l'orto c'è bisogno di un BUON terreno?


Averlo è una fortuna, ma possiamo ricorrere alla tecnica letto rialzato o ala coltivazione fuori suolo in contenitori di vario tipo. In entrambi i casi, l'utilizzo di un terreno di riporto migliore di quello in sito o di terricci rende più efficace la coltivazione. La disponibilità di terreni di diversa qualità offre la possibilità di fare piccole sperimentazioni e confronti.


Ho bisogno di uno spazio molto grande?


Gli spazi grandi offrono possibilità, ma si possono condurre esperienze significative anche in piccoli spazi, purché la progettazione didattica sia efficace.


Come si fa in estate?


L'estate è un elemento progettuale. Se si creano le condizioni per proseguire almeno un'attività di mantenimento, si piantano / seminano ortaggi estivi, altrimenti col raccolto a fine scuole nell'orto non rimane niente. Orti in piccoli contenitori, quali le cassette dell'ortofrutta, possono migrare a casa dei bambini per tornare a scuola in settembre.

Si può fare l'orto in inverno?


Fatti salvi i severi limiti climatici propri della montagna e delle latitudini maggiori, sì. Si coltivano ortaggi invernali, ci si avvale di piccole serre, si forzano i tempi di coltivazione adattandoli al calendario scolastico e si fa il semenzaio per gli orti estivi, inclusi quelli che migreranno a casa dei bambini / ragazzi.

Devo saper coltivare?

No, ma aiuta, se padroneggio tecniche che riesco a rimodulare o accantonare. Non si deve trascurare l'importanza educativa di valorizzare la condivisione di inesperienze, il ruolo di bambini esperti, l'aiuto di esperti esterni e il ruolo educativo di errori e sperimentazione.


Quanto costa?


Molto. Oppure poco. Dipende da come si progetta, da come si valorizzano i costi fissi esistenti (es. stipendio degli insegnanti), dalla creatività nel trovare soluzioni, dall'aiuto di sponsor tecnici e finanziari e, in definitiva, dal modo in cui valorizziamo la rete di partner della scuola.

Si concima e si fanno i trattamenti antiparassitari?


Non è strettamente necessario e, per i trattamenti antiparassitari, nemmeno opportuno. Si pratica l’agricoltura biologica in forma semplificata, non si tratta e si adottano soluzioni che prevengono parassiti e malattie, come l’orto sinergico. E si studiano le relazioni pianta / parassita.


Quanto tempo di insegnamento sottrae?


Se viviamo l’orto come spazio in cui fare scuola e come pretesto per uscire fuori e farvi ciò che di solito si fa dentro, è solo un modo diverso di usare il tempo scuola.

Quante classi / sezioni ci lavorano?


Se è lo spazio di attuazione di più progetti, tutte quelle che vi trovano opportunità.


Si introducono rischi e responsabilità?


Certamente. E va fatto in modo tale che i rischi (ridotti e accettabili) di oggi siano la sicurezza di domani per i nostri bambini e ragazzi.

Si può mangiare ciò che si coltiva?


Non esistono divieti di legge espliciti, ma non può esserci il tradimento educativo che scaturisce dal dichiarare non mangiabile ciò che si è prodotto con buona prassi agronomica. Ci sono assunzione di responsabilità e soluzioni praticabili e capaci di ridurre i rischi. Alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia, hanno approvato apposite delibere che indicano le modalità consentite per l'impiego alimentare dei prodotti dell'orto della scuola.

Si deve anche considerare che mangiare i prodotti dell’orto scolastico è la premessa per riallacciare un rapporto pacifico col cibo, con chi lo produce e con la terra, nonché con i nostri territori e la loro tradizione agricola.

Si possono fare inclusione e intercultura coltivando?


Certo. Lo facciamo anche semplicemente mangiando insieme i prodotti dell’orto e facendo feste di comunità. Inoltre, coltivando anche ciò che viene da altre parti del mondo e lasciando la risposta alla domanda "qua cresce?" alle piante.

Si può coltivare con bambin* e ragazz* speciali?


Certo, ma includendoli nei gruppi ordinari della scuola e attrezzandoci in modo adeguato.





7 consigli per l'orto del nuovo anno scolastico

Gli orti scolastici sono sempre più al centro dell'attenzione e dell'interesse. Proprio per questo motivo l'inizio dell'anno scolastico potrebbe essere un momento di "buoni propositi" destinato a scontrarsi con una realtà, quella dell'orto, che non sempre si evolve come vogliamo. E' per questo che abbiamo deciso di formulare 6 consigli rivolti a chi sta per imbarcarsi in questa bella avventura.

Il primo consiglio - L'orto scolastico è un orto didattico che nasce all'interno della scuola. La sua funzione prevalente, quindi, è quella di spazio/luogo in cui la scuola assolve al proprio compito di insegnare (forse anche di educare?). L'orto non ha bisogno di essere bello o conforme ai canoni agronomici del momento. L'orto scolastico è un laboratorio in cui si apprende, talora facendo degli errori finalizzati alla comprensione di fenomeni, regole e tecniche. Il consiglio? Lasciate perdere l'estetica, sovvertite le regole e sperimentate.

Il secondo consiglio - Nessun orto è un luogo in cui le cose accadono per caso. Gli orti sono un progetto che prende forma. L'orto domestico nasce dai nostri fabbisogni in cucina, cioè vi coltiviamo gli ortaggi che intendiamo utilizzare per preparare i nostri pasti. La stessa regola vale per l'orto scolastico, solo che gli obiettivi sono ben diversi dal rifornire una mensa (ma non si sa mai!). L'orto scolastico è un laboratorio per le menti, per i comportamenti, per l'apprendimento. Il consiglio? Progettate l'orto sulla base degli obiettivi didattici ed educativi che nascono da un confronto tra i suoi attori (bambini/ragazzi, insegnanti, educatori, esperti, ecc.).

Il terzo consiglio - Paolo Pejrone ha scritto "In giardino non si è mai soli". Nell'orto questo è ancora più vero. E tra i possibili compagni di avventura ci sono i parassiti e le malattie delle piante. Ciò che desta preoccupazione nell'agricoltura svolta su scala territoriale e determina la necessità di effettuare trattamenti antiparassitari nella scuola è una ghiottissima occasione di apprendimento. Lo è per conoscere le interazioni tra gli organismi di un agro-ecosistema e per scoprire modi nuovi e più sostenibili di fare agricoltura. Il consiglio? Cogliete l'occasione per osservare cosa accade nell'orto quando arrivano malattie e parassiti e, quando sarà l'ora di intervenire, fatelo secondo i canoni dell'agricoltura biologica.

Il quarto consiglio - L'orto, a differenza della palestra o della scuola stessa, rinasce ogni anno, di solito più volte l'anno. Questo offre immense possibilità di scoperta. L'inizio della scuola può corrispondere al momento in cui si tolgono le piante estive, magari sopravvissute grazie al lavoro di qualche collaboratore o dei bambini che hanno accesso alla scuola in estate. Questo momento consente di scoprire come sono fatte le piante, che forma hanno le loro radici, quanta terra sono in grado di trattenere, gli odori della terra e così via. Terminata questa operazione si metteranno a dimora piante nuove e sarà una sorta di rinascita o, almeno, di metamorfosi. Il consiglio? Cogliete questo momento per sottolineare il lavoro fatto insieme e la rinascita di qualcosa che è di tutti, di un vero bene collettivo.

Il quinto consiglio - L'orto è frutto di un progetto, ma non esiste un progetto migliore degli altri o adatto per tutti. L'orto scolastico richiede, poi, un'abilità speciale: quella di cogliere al volo l'occasione per rimodellare la didattica in base a ciò che accade. L'imprevisto è spesso portatore di spunti più interessati di quello che abbiamo programmato. Il consiglio? Tenetevi la libertà di cambiare programmi, di cogliere spunti e di seguire quello che l'orto sa darvi sorprendendovi.

Il sesto consiglio - L'orto a scuola non è una novità e in passato molti, in molti luoghi e in molti modi, si sono dedicati a questa avventura. Alcuni casi di successo e, soprattutto, l'esperienza che ha ispirato questo blog e il sito www.ortiscolastici.it si sono raccontati in un libro dal quale si possono attingere molti input. Il consiglio? Leggete la recensione scritta dalla Dirigente Scolastica Maria De Biase (si, quella dell'ecomerenda a scuola) e poi procuratevi il libro "L'orto delle meraviglie" , vero scrigno di esperienze di orticoltura didattica a scuola.

Un bel manuale e altri esempi li trovate nel libro "Evviva l'orto che ci fa sporcare" edito dalla Regione Marche.


Il settimo consiglio - Scoprite come, grazie a uno sponsor (azienda, associazione, gruppo di genitori, benefattore, ecc.), la Vostra scuola potrebbe ricevere in dono un corso di formazione sul tema degli orti scolastici scrivendo a info@ortiscolastici.it (oggetto della mail: corso con sponsorizzazione).

E ora buon lavoro!


Cosa succede all'orto scolastico in estate?

Il titolo di questo post è la più classica delle domande e ammette più risposte Proviamo a vederne alcune.

La prima, quella che spesso mette in difficoltà sul piano tecnico, è la seguente: l'orto scolastico in estate può non esistere. Se non ci sono le condizioni per la cura dell'orto (manca l'acqua, non si può entrare nella scuola, nessuno è disponibile), la cosa migliore è progettare un orto che preveda la raccolta di tutti gli ortaggi a fine anno scolastico e il riposo estivo. Patate, ravanelli, carote, lattughe, piselli, fave e altri ortaggi possono aiutarci in questo. Lo stesso vale per alcuni cereali che possono trovare il loro spazio nell'orto, come grano e orzo. L'importante è che l'orto nasca durante l'anno scolastico e non alla fine di quest'ultimo, in primavera, quando si cade facilmente nella tentazione di piantare ortaggi a ciclo primaverile - estivo. Nelle partenze tardive è meglio comporre una scacchiera di lattughe da raccogliere prima della fine dell'anno scolastico. Purtroppo, non sempre ci si riesce e lo spettacolo dell'orto che muore è l'antitesi educativa del progetto di orticoltura didattica. Questa risposta / ipotesi non va molto d'accordo con chi vive in montagna e trova nel periodo estivo l'unico momento in cui far crescere gli ortaggi.

Una seconda risposta è che l'orto può migrare dove qualcuno se ne potrà prendere cura. Questo è possibile quando si coltiva in contenitori facilmente spostabili. Una soluzione di questo tipo può richiedere una certa progettazione e di questa fa parte l'individuazione di chi è disponibile a portare "a casa" l'orto. Potrà trattarsi degli insegnanti o di altre figure interne alla scuola, ma anche delle famiglie e dei bambini.
In quest'ultimo caso si potrebbe pensare ad una pre-adozione di piccoli orti che i bambini seguiranno a casa durante l'estate. Gli orticelli realizzati in cassetta o altri piccoli contenitori possono nascere a scuola e poi vivere la loro estate a casa dei bambini. Al rientro a scuola potranno dare vita ad uno storytelling in cui racconto, disegni e fotografie rendono l'orto nuovamente condiviso all'interno della classe. Non sfugga il fatto che una soluzione di questo tipo coinvolge la famiglia sia in un "fatto della scuola", sia nelle gestione di un micro-orto, cioè il quel produrre cibo che potrebbe insegnare molte cose, dal senso della cura alla stagionalità degli ortaggi.

La terza risposta, capace di aprire molti scenari e riflessioni, è questa: "in estate si continua a curare l'orto scolastico". Perché questa accada sono necessarie alcune cose. Prima di tutto, il progetto dell'orto deve aver previsto gli ortaggi estivi. Non è cosa difficile, perché in primavera la tentazione di piantare pomodori, peperoni e melanzane è forte, così come quella di seminare mais e fagioli. La scuola deve disporre di un approvvigionamento idrico accessibile in estate e lo spazio dell'orto deve essere accessibile. Nella prima parte dell'estate non è improbabile che il personale ATA della scuola sia ancora al lavoro. In alcune scuole i bidelli sono in servizio anche nel mese di luglio, così come il personale di segreteria, e, se coinvolti nel progetto e compensati con la soddisfazione di qualche raccolto, possono dare un grande aiuto nel far sopravvivere l'orto. 

Se la scuola ospita attività estive o se l'orto è accessibile ad una scuola estiva o, ancora, se ci sono attività di ludoteca o spazio gioco, l'orto della scuola può diventare un supporto educativo proprio per queste realtà. L'orto continua a svolgere la propria finalità educativa, sebbene rimodulata su una nuova utenza. Inutile dire che questa possibilità costituisce un elemento di cui tener conto in fase progettuale, non solo per far sopravvivere l'orto, ma per valorizzarlo nelle proprie funzioni didattiche.

C'è almeno un'altra possibilità ed è quella che piace di più a chi sta scrivendo, cioè la partecipazione delle famiglie e degli stessi insegnanti alla manutenzione estiva. C'è, in particolare, un'esperienza marchigiana che può, è il caso di dirlo, "fare scuola". Si tratta della Scuola Primaria di Cesolo, nel comune di San Severino Marche (MC), nella quale le insegnanti coinvolte nel progetto hanno ottenuto l'autorizzazione del dirigente scolastico a recarsi a scuola in estate con i bambini e le famiglie. Allo scopo è stato creato un gruppo di Whatsapp attraverso il quale sono "convocati" gli incontri nell'orto. La risposta delle famiglie è stata, nel primo anno di attivazione, buona e l'orto in estate è stato uno spazio di convivialità, condivisione e, se vogliamo, di apprendimento non convenzionale. A questa situazione fortunata possono corrisponderne infinite altre, come quella che da quasi dieci anni va avanti nella Scuola dell'Infanzia di Nave, dove lo scrivente con la saltuaria collaborazione di altri genitori cura l'orto anche nottetempo. Anche questa è una soluzione per donare alla scuola un orto capace di rispondere alle finalità educative fin dal primo giorno di attività in settembre.

Esistono altre possibilità? Probabilmente sì e il bello consiste proprio nel fatto che ogni scuola può trovare la propria soluzione e dotarla di un senso educativo.

Prima di chiudere, una piccola nota tecnica: dare acqua alle piante è un'occasione di cura e scoperta e farlo manualmente sul piano educativo è molto più arricchente che dotarsi di un impianto di irrigazione, anche se questo può risultare infinitamente più comodo ed efficace sul piano agronomico.

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[Pezzo scritto da Emilio Bertoncini - www.emiliobertoncini.com - animatore di questo blog e dell'esperienza che fa capo al sito www.ortiscolastici.it]

5 consigli per l'orto del nuovo anno scolastico

Gli orti scolastici sono sempre più al centro dell'attenzione e dell'interesse. Proprio per questo motivo l'inizio dell'anno scolastico potrebbe essere un momento di "buoni propositi" destinato a scontrarsi con una realtà, quella dell'orto, che non sempre si evolve come vogliamo. E' per questo che abbiamo deciso di formulare 5 consigli rivolti a chi sta per imbarcarsi in questa bella avventura.

Il primo consiglio - L'orto scolastico è un orto didattico che nasce all'interno della scuola. La sua funzione prevalente, quindi, è quella di spazio/luogo in cui la scuola assolve al proprio compito di insegnare (forse anche di educare?). L'orto non ha bisogno di essere bello o conforme ai canoni agronomici del momento. L'orto scolastico è un laboratorio in cui si apprende, talora facendo degli errori finalizzati alla comprensione di fenomeni, regole e tecniche. Il consiglio? Lasciate perdere l'estetica, sovvertite le regole e sperimentate.

Il secondo consiglio - Nessun orto è un luogo in cui le cose accadono per caso. Gli orti sono un progetto che prende forma. L'orto domestico nasce dai nostri fabbisogni in cucina, cioè vi coltiviamo gli ortaggi che intendiamo utilizzare in cucina. La stessa regola vale per l'orto scolastico, solo che gli obiettivi sono ben diversi dal rifornire una mensa (ma non si sa mai!). L'orto scolastico è un laboratorio per le menti, per i comportamenti, per l'apprendimento. Il consiglio? Progettate l'orto sulla base degli obiettivi didattici ed educativi che nascono da un confronto tra i suoi attori (bambini/ragazzi, insegnanti, educatori, esperti, ecc.).

Il terzo consiglio - Paolo Pejrone ha scritto "In giardino non si è mai soli". Nell'orto questo è ancora più vero. E tra i possibili compagni di avventura ci sono i parassiti e le malattie delle piante. Ciò che desta preoccupazione nell'agricoltura svolta su scala territoriale e determina la necessità di effettuare trattamenti antiparassitari nella scuola è una ghiottissima occasione di apprendimento. Lo è per conoscere le interazioni tra gli organismi di un agro-ecosistema e per scoprire modi nuovi e più sostenibili di fare agricoltura. Il consiglio? Cogliete l'occasione per osservare cosa accade nell'orto quando arrivano malattie e parassiti e, quando sarà l'ora di intervenire, fatelo secondo i canoni dell'agricoltura biologica.

Il quarto consiglio - L'orto, a differenza della palestra o della scuola stessa, rinasce ogni anno, di solito più volte l'anno. Questo offre immense possibilità di scoperta. L'inizio della scuola può corrispondere al momento in cui si tolgono le piante estive, magari sopravvissute grazie al lavoro di qualche collaboratore o dei bambini che hanno accesso alla scuola in estate. Questo momento consente di scoprire come sono fatte le piante, che forma hanno le loro radici, quanta terra sono in grado di trattenere, gli odori della terra e così via. Terminata questa operazione si metteranno a dimora piante nuove e sarà una sorta di rinascita o, almeno, di metamorfosi. Il consiglio? Cogliete questo momento per sottolineare il lavoro fatto insieme e la rinascita di qualcosa che è di tutti, di un vero bene collettivo.

Il quinto consiglio - L'orto è frutto di un progetto, ma non esiste un progetto migliore degli altri o adatto per tutti. L'orto scolastico richiede, poi, un'abilità speciale: quella di cogliere al volo l'occasione per rimodellare la didattica in base a ciò che accade. L'imprevisto è spesso portatore di spunti più interessati di quello che abbiamo programmato. Il consiglio? Tenetevi la libertà di cambiare programmi, di cogliere spunti e di seguire quello che l'orto sa darvi sorprendendovi.

E ora, in attesa di nuovi consigli, buon lavoro!