La testa del cavolfiore |
Il cavolfiore in fuga |
Una è sopravvissuta o, come ci piace dire, è andata in fuga: è ancora sulla pianta per darle modo di terminare il proprio lavoro. Essa produrrà i fiori e ci permetterà di scoprire la siliqua, il bel frutto delle piante della famiglia delle crucifere (o brassicacee). Ogni cultore dell'orto potrebbe obiettare che si è perso un prodotto. Lo farebbe nel pieno della ragione, ma il prodotto dell'orto scolastico è la conoscenza e, di questo siamo convinti, una conoscenza consapevole perché frutto dell'esperienza diretta. L'orto scolastico è un luogo di sperimentazione a fini didattici, non un luogo in cui ci si limita a coltivare o ad imparare a coltivare.
Questa affermazione ci conduce ad una riflessione che prende le mosse dal destino di un'esperienza di orticoltura didattica che è nata con noi per poi vedere attivi altri. Si tratta del lavoro fatto in una scuola in cui per un anno abbiamo lavorato con i bambini e nella quale il venire meno della sponsorizzazione che sosteneva il progetto ha determinato il coinvolgimento di un'associazione di agricoltori.
L'orto a misura di didattica per i bambini (sopra) e l'orto a misura di agricoltore (sotto) |
Questo avvicendamento ha avuto il pregio di non far scomparire l'orto dalla scuola, fatto che avrebbe impoverito enormemente l'offerta formativa, ma ha determinato un forte mutamento dell'approccio all'orto scolastico. Esso si è rapidamente trasformato da strumento per svolgere la didattica e a tal fine progettato in un orto dalla fisionomia più familiare, ma anche meno adatto alla didattica. Le sue dimensioni sono cresciute ma l'accessibilità è diminuita. Sono venuti meno gli spazi inerbiti in cui far muovere i bimbi anche quando la pioggia trasforma la terra in fango, sono scomparsi gli spazi per far lavorare i bambini e, soprattutto, le lavorazioni di inizio anno sono state svolte con un piccolo trattore. Questo è logico dal punto di vista dell'agricoltore, ma trasmette un messaggio che a noi non piace: per coltivare c'è bisogno di macchine potenti. Se è così, come potrà un bambino fare il suo piccolo orticello a casa? Come potrà uno dei suoi familiari lavorare la terra se non ha il trattore? A noi questo approccio proprio non piace: ci vuole coerenza in un progetto di orticoltura didattica e, se si insegna a coltivare ai bambini, lo si deve fare fornendo loro spunti che rendano l'orto user friendly.
Lo spazio dedicato all'orto sul balcone dell'Orto Didattico Urbano |
Questa coerenza ci porta all'ultimo argomento che vogliamo trattare: lo spin off del nostro progetto. Negli spazi della The Bilingual School of Lucca che già ospitano l'orto scolastico, grazie alla collaborazione tra la scuola ed Ecoland, è nato l'Orto Didattico Urbano. Di cosa si tratta? Di uno spazio cittadino in cui cresce un orto destinato ad ospitare seminari, incontri e laboratori sul tema dell'orto in città. Esso include l'orto scolastico ma è più grande e, soprattutto, si apre al mondo proprio in occasione delle varie iniziative didattiche. Cosa c'entra con la coerenza di cui stavamo parlando? L'ampliamento dell'orto ha comportato e comporta la lavorazione del terreno in nuove zone. Si tratta di decine e decine di metri quadrati e un bel motocoltivatore avrebbe abbreviato i tempi. Abbiamo scelto di fare il lavoro con la vanga per offrire ai bambini, anche nei momenti liberi e di partecipazione non strutturata alla vita dell'orto, un messaggio coerente con quello fornito a cose normali: coltivare la terra è un gesto semplice e alla portata di tutti. Ci sarà tempo per loro prima di scoprire le necessità di ottimizzazione che l'economia di oggi ci richiede. Nel frattempo potranno apprezzare tutto il piacere di gustare i prodotti del proprio lavoro, un lavoro fatto senza scorciatoie e apprezzando ciò che la natura sa dare, anche in città. Volete forse scambiare il frastuono di un motore col canto degli uccellini?!?