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Semine, novità e comunicazione

I semi del grano
L'autunno del 2013 è del tutto particolare per gli orti scolastici di cui si raccontano le vicende in questo blog. Lo è per motivi climatici, ma anche per le opportunità di raccontarsi che via via si sono offerte.

Tra gli eventi di maggiore importanza per l'orto nato la scorsa estate presso la "The bilingual school of Lucca" sono sicuramente da segnalare la semina del grano e delle fave, oltre alla piantagione delle cipolle.

Il grano è stato seminato nel "giardino segreto" della villa che ospita la scuola. La lavorazione della terra in vista della semina ha visto andare in scena un "fuori programma" che ha coinvolto alcuni bambini in un pomeriggio. Durante la vangatura si è scatenata una vera e propria caccia al lombrico che ci ha permesso di fare una sorta di censimento dai dati molto incoraggianti: in circa 5 metri quadrati di terreno abbiamo trovato oltre 80 lombrichi. E' il segno di una vivacità biologica che descrive sia un terreno fertile, sia un terreno vivo.
Il grano cresce!

Nei giorni successivi abbiamo seminato con l'aiuto di tutti i bambini, da quelli di 3 anni fino ai bimbi della seconda elementare. Dopo pochi giorni si sono visti i risultati e le brave insegnanti hanno preso la palla al balzo per portare l'orto nella didattica: ogni settimana vengono misurate le piante e sarà costruita la curva di accrescimento. Niente male come inizio!


Ma che strane radici!
Se le cipolle offrono, per ora, più spunti di educazione civica che altro, le fave ci hanno proiettati nell'affascinante mondo delle radici. Come? Grazie ad uno speciale kit in cui è stata fatta la semina che permette di far crescere le radici in tre ambienti diversi (terra, aria e acqua) e di farne un confronto molto immediato. Non sono mancate domande e riflessioni da parti di molti bambini.

Intanto alla scuola di Nave (LU) sono in attiva crescita cardoni e cavolfiori piantati nel mese di settembre in uno dei cassoni presenti nell'orto fin dal 2008.  Il giardino si è arricchito di alcune piante rampicanti utilizzate per coprire una parte del muro di cinta ed altre ne saranno aggiunte nei prossimi mesi.
I bruchi della cavolaia in azione
Qualche giorno fa una visita molto speciale ha animato la vita dell'orto: sono arrivati bruchi della cavolaia. Poco male, perché questo ha dato subito un'importante occasione per fare osservazioni e i bambini sono stati accompagnati dalle insegnanti a vedere questa novità per poi lavorarci sia in conversazione e col disegno. Queste occasioni sono preziose perché i bambini hanno modo di vedere da vicino i bruchi e i loro effetti, cioè una realtà biologica che l'agricoltore deve imparare a gestire.

L'orto della scuola di Nave, però, quest'anno andrà in contro a diverse novità e la prima è arrivata un paio di sabati fa: abbiamo montato la nuova serra di cui disponiamo e che ospita già alcuni contenitori con sub-irrigazione per la coltivazione di ortaggi.
Ecco la nostra serra!

Si tratta di una novità resa possibile dall'impegno della dirigenza scolastica nel trovare fondi per l'acquisto di materiali ed attrezzature.
I prossimi passi saranno la messa a dimora di alcuni alberi da frutto e viti che arricchiranno l'orto della scuola.



Il progetto ha vissuto due importanti momenti di notorietà e comunicazione al mondo, entrambi scaturiti dall'Agricoltura Civica Award 2013.

Il primo è stato la partecipazione ad un "workshop di comunicazione all'aria aperta" che ha visto riuniti i progetti del concorso che meglio hanno saputo comunicare.
Il gruppo del workshop
L'obiettivo è stato quello di migliorare ancora la comunicazione attraverso il web e, in particolare, i social network.

Il secondo momento è di quelli "che non si dimenticano": gli orti scolastici si sono raccontati al convegno "Agricoltura e innovazione sociale - dalle pratiche alle future pratiche di sviluppo" ad Agri&Tour. Detta così, però, la cosa è un po' riduttiva: siamo stati una della 4 pratiche che fanno innovazione e a cui si chiede di prestare attenzione per le future politiche di supporto. Di questo dobbiamo ringraziare (e lo facciamo volentieri) AiCARE e l'attenzione che tutti al convegno ci hanno prestato.

Eccoci nel programma del convegno
Ora si va vanti, anche per cercare un sostegno per ripartire con gli orti delle scuole di Pietrasanta nella prossima primavera.

Intanto l'Orto del Giardino della Lumaca, proprio a Pietrasanta, chiede aiuto e spera di diventare, a modo suo, famoso. Di questo parleremo tra qualche tempo.

Il grano, il martello e la farina...

La scuola è ormai ripresa ma un piccolo salto indietro nel tempo ai giorni che hanno preceduto le vacanze di Natale è ancora possibile. Tempo di saluti ed auguri ma anche tempo per riflettere su quanto si è fatto. Riflettere con bambini di 3, 4 e 5 anni non sempre richiede molte parole. A volte non le richiede proprio.

Accade così che un sorriso, un abbraccio e qualche scherzo con gli attrezzi da orto mentre siamo seduti in cerchio al calduccio di un'aula siano più che sufficienti. In fondo, sottolinea qualche maestra, i bambini sono stanchi e c'è bisogno di un po' di riposo. A volte è così, altre volte...

semina del grano nell'orto scolastico
"Cosa ci facciamo col grano che abbiamo seminato?", chiede un bambino dei più grandi. "La farina", rispondiamo. "Ah, si: quella gialla", replica il bambino. "Gialla?!", si chiede la maestra. Qualcosa non quadra: per i bambini grano e mais sono la stessa cosa. E' vero che il mais si chiama anche granturco, ma non sono proprio la stessa cosa!

Queste situazioni sono quelle che ci piacciono di più: quando sembra di essere in un vicolo cieco la scuola italiana dà il meglio di sé e in un batter d'occhio ci ritroviamo a maneggiare due vassoi, due tipi di farina (di grano e di mais), una pannocchia di granturco e un pacchetto di grano. Completano la collezione un martello e qualche pezzo di legno. A cosa servono? A partire dall'esperienza dei bambini per arrivare a descrivere la produzione della farina, sebbene mimata in modo molto rudimentale.

farine a scuolaEcco cosa accade.

Si parla della pasta di sale che i bambini sono abituati a preparare con la farina di grano e si mostra la farina. Poi gli si affianca la farina di granturco, quella gialla, che a qualche bambino ricorda la polenta. Il colore è sufficiente a spiegare la differenza. Accostando la farina di granturco alle pannocchie è evidente la somiglianza del colore della farina e dei chicchi del mais. E' un po' meno evidente quella tra farina di grano e grano ma nessun bimbo pensa che la farina di grano si possa fare col granturco: i colori sono troppo diversi.
Con i bambini le domande non mancano mai e qualcuno vuole sapere come siu fa questa farina.

Entrano in scena gli strani arnesi di cui siamo dotati e a turno semi di grano e chicchi di mais finiscono su una tavoletta di legno e sono schiacciati col martello: un sistema un po' rudimentale per spiegare come si fa la farina, ma molte ben comprensibile anche ai bambini più piccoli. Inutile parlare di macine: basta parlare di qualcosa che fa il lavoro del martello. Lo fa addirittura meglio perché c'è una bella differenza tra i granuli della nostra improvvisatissima farina e quella dei pacchetti che abbiamo a disposizione.

In ogni caso, il cerchio si chiude: sappiamo che differenza c'è tra grano e mais e sappiamo cosa faremo col grano seminato in tardo autunno. Non è chiaro? Semplice: aspetteremo la sua maturazione per farne farina. Nel frattempo ci doteremo di qualche strumento più efficace...







Cronache da un orto scolastico

Dovendo scrivere una piccola relazione sul lavoro in svolgimento alla Scuola Primaria Pascoli di Pietrasanta (LU) è nato un testo che riutilizziamo in questo post (integralmente e senza riadattamento). E' una cronaca infarcita di riflessioni che può fornire qualche spunto interessante.

Abbiamo seminato il grano


Questa attività ha permesso di parlare ai bambini di lavorazione del terreno e preparazione del letto di semina, di utilizzare attrezzi diversi (facendo lavorare i bambini con loro grande gioia) per comprenderne le diverse funzioni e utilità, di vedere "in vivo" la nascita del seme in un contesto non eccessivamente artificiale. In modo del tutto fortunoso essa ha permesso di vedere anche altre cose. La disponibilità di due piccoli appezzamenti con caratteristiche molto diverse, la sabbia dietro la scuola e l'argilla accanto al campanile hanno consentito di avviare due piccole coltivazioni da mettere a confronto per capire come l'ambiente condiziona la vita delle piante. La presenza dei piccioni e alcuni episodi di maltempo, invece, hanno introdotto alcune difficoltà tipiche del mondo agricolo che stiamo affrontando come si può, cioè incrociando le dita per il maltempo e proteggendo la coltura con teli alla semina e con un pallone antivolatile nel ruolo di "spaventapasseri" contro i colombi. Ancora non è evidente, ma abbiamo seminato due tipi di grano: uno "antico" che crescerà più alto, l'altro "moderno" più basso. Abbiamo già riflettuto sul perché di queste differenze ma sarà a primavera che esse si renderanno evidenti. Nell'anno scolastico vedremo quasi interamente, salvo problemi, il ciclo colturale del grano, cioè di una coltura da seme. Dimenticavo: il fortunoso arrivo del grano saraceno (una pianta donata alla scuola) ci ha permesso di fare un piccolo ragionamento sull'uso delle parole. In pratica abbiamo due "grani" che hanno in comune solo l'utilizzo ma non le caratteristiche. Linguisticamente l'uso prevale sulle differenze biologiche.


Abbiamo piantato agli e cipolle


Agli da "spicchio" e cipolle da bulbo e piantina (a sua volta ottenuta per seme). In questo caso operiamo in contenitore. L'occasione è stata propizia per ragionare sul rapporto tra acqua, terra e pianta, anche grazie alla necessità di creare uno strato drenante sul fondo della vasca per evitare l'occlusione dei fori di sgrondo dell'acqua. I bambini, inoltre, hanno avuto modo di lavorare usando, secondo i casi, zappetta e pala (per bambini). La piantagione è stata tale, quindi abbiamo ragionato sulla differenza tra seme (usato nella semina) e bulbo (quest'ultimo descritto come un'insieme di foglie cicciosette [tecnicamente sono "carnose"] poste una sopra l'altra e usato per "piantare" aglio e cipolla). In particolare ho fatto notare ai bimbi che mentre il seme necessita di acqua per dare origine ad una nuova pianta, il bulbo lo è già e inizia a crescere "quando è l'ora" anche senza acqua e terra (anche nel frigorifero o nella dispensa). Altro motivo di riflessione è la differenza tra aglio e cipolla. Ai bimbi l'ho presentata così: nel caso dell'aglio da ogni spicchio otteniamo un "capo d'aglio" con molti spicchi (li abbiamo contati smontando un capo con ogni classe - ai bimbi più grandi ho parlato di "moltiplicazione degli spicchi per un fattore variabile"), nel caso della cipolla da un singolo bulbo otteniamo un bulbo più grande (ai bimbi più grandi ho parlato di "moltiplicazione del peso per un fattore variabile"). Infine, presentando le piantine di cipolla, ho accennato al fatto che queste piante si possono anche seminare ma che anche chi ha seminato le cipolle che abbiamo piantato, pur lavorando in condizioni ottimali, non sono nate tutte le piante. Quindi la semina a volte è un'operazione difficile. Con alcune classi (forse tutte?!) ho utilizzato i bulbi o le foglie delle cipolle per un piccolo esperimento sensoriale. Abbiamo annusato e ci siamo chiesti se fosse un puzzo o un profumo. Come al solito, ogni classe si è divisa in due gruppi secondo il classico schema "puzzo vs profumo" che si è verfiicato anche lo scorso anno con la ruta. Abbiamo sottolineato che c'è un elemento oggettivo, la cipolla ha un odore, e uno soggettivo, il puzzo/profumo. Ancora una volta è saltato fuori Geronimo Stilton e allora Vi segnalo una cosa che ho scritto qualche mese fa: http://www.scribd.com/doc/104974868/La-guida-e-la-realta-inversa-riflessioni-sul-ruolo-educativo-della-Guida-alla-luce-di-un-episodio-accaduto-in-un-orto-scolastico. Infine, il compito assegnato: fare una piccola indagine per scoprire cosa si fa con aglio e cipolla nelle famiglie dei bimbi. Penso che potranno venirne fuori cose interessanti, sia per la presenza di famiglie di origine non locale, sia perché tra genitori ristoratori e giornalisti potrebbe arrivare qualche storia interessante.




E come erba, A come anaconda

erba o grano?
Erba o grano?
"E' nata l'erba!"... più o meno è questa l'esclamazione dei bambini di fronte a quel minuscolo pezzo di terra in cui abbiamo seminato il grano. E' minuscolo perché ricavato in spazi ristretti e terreni tutt'altro che vocati all'agricoltura, cioè quelli attorno alla scuola. A quanto pare è MAIUSCOLO dal punto di vista didattico perché l'espressione dei bambini (ma nella trappola a volte cade anche qualche insegnante) mette in evidenza l'importanza dell'orto scolastico, anche quando è ridotto ad una coltivazione in un piccolo contenitore, anche solo un vaso. La coltivazione fatta a scuola rende i bambini protagonisti di un libro che si scrive giorno per giorno. E' un libro in cui si mettono a confronto due mondi, quello del "vivere urbano" e quello della vita tra i campi che per secoli ha caratterizzato la vita di molte nostre famiglie. Un libro che una volta scritto possiamo rileggere per consolidare alcuni saperi consapevoli.

coltivazione didattica in contenitori
Coltivazione didattica in contenitori
Andiamo per ordine.

E' normale che i bambini confondano il grano con l'erba. Lo è dal punto di vista botanico perché la maggior parte delle piante che chiamiamo "erba" sono graminacee e il grano è una graminacea, per di più affine proprio a quelle avene e orzi che crescono spontanei negli incolti che noi sfalciamo e a quelle poe, lolium e festuche che seminiamo nei prati. Lo è anche dal punto di vista del percepito urbano perché il grano seminato da pochi giorni sembra davvero il nostro malandato prato quando in primavera comincia a crescere e non abbiamo tempo per tagliarlo

E' un po' meno normale che i bambini non sappiano che il grano è un'erba come le altre e che lo riconoscano (non sempre) quando ha le spighe ma non altri momenti. E' un po' meno normale perché non stiamo parlando di una rara specie esotica di recente importazione ma della pianta che da millenni ci sfama. Qui si evidenzia il distacco del mondo urbano da ciò che gli consente di vivere. In definitiva conosciamo quasi tutto ciò che compriamo ma ben poco di ciò che serve per fabbricarlo o la sua forma in momenti diversi dall'acquisto. Del resto molti bimbi riconoscono la farina e tutti riconoscono i biscotti o la pasta ma pochi di loro sanno che si fanno col grano e che il grano all'inizio del proprio ciclo vitale assomiglia all'erba.

Il ciclo del grano: dal "pezzo di carta" alla realtà
Il ciclo del grano: dal "pezzo di carta" alla realtà
Torniamo, però, a quel minuscolo appezzamento di terreno e ai motivi che lo rendono "maiuscolo". Il grano seminato a scuola, magari vicino all'ingresso o in un cortile dove i bambini passano o passano un po' del loro tempo quasi tutti i giorni è un grano "sotto osservazione". Non è possibile che non si rendano conto della sua nascita, della crescita e dei cambiamenti. Questo permette loro di apprendere, anche in momenti diversi da quelli di vera e propria attività didattica, l'evoluzione della pianta del grano da erba a pianta munita di spiga. E' un apprendimento consapevole, non mnemonico o finalizzato a rispondere correttamente alla domanda della maestra. E' un apprendimento che dà certezze "perché l'ho visto con i miei occhi". Come si fa ad avere dubbi su ciò che accade al grano quando si è partecipato alla lavorazione del terreno e alla semina e si è seguito giorno per giorno il suo sviluppo?

Dopo la semina il grano va protetto dalla colonia di piccioni
Dopo la semina il grano va protetto dalla colonia di piccioni
Sempre il grano, presenza davvero atipica per un orto (ma negli orti scolastici si impara e il grano serve per imparare), ci porta alla seconda anomalia da segnalare in questo novembre. In una scuola, infatti, al momento della semina è parso chiaro che c'era un problema: attorno al cortile gravita una colonia di piccioni (i colombi urbani) che vede nel terreno seminato una vera e propria dispensa. Al momento della semina abbiamo pensato di proteggere tutto con alcuni teli di tessuto-non-tessuto e con un fantastico spaventapasseri. Diciamolo subito: il tessuto-non-tessuto è un omaggio del nostro sponsor, ma lo spaventapasseri è comparso come per miracolo da una stanza della scuola in cui veniva custodito in quanto attore in ben altri momenti di studio. Purtroppo, lo spaventapasseri non ha avuto vita facile. Pochi giorni dopo la semina è stato letteralmente abbattuto da un forte temporale e col suo movimento si sono alzati anche i teli di protezione. Il risultato è che la protezione è venuta meno e alcuni piccioni hanno banchettato con i semi di grano. Proprio per risolvere questo problema, abbiamo aggiunto un pallone antivolatile che speriamo possa esercitare una protezione maggiore, anche quando dovremo rimuovere i teli protettivi scalzati dalla spinta delle piantine in piena crescita.
Il pallone con gli occhi di anaconda
Il pallone con gli occhi di anaconda
L'arrivo del pallone ha scatenato molte ipotesi circa la sua funzione e il suo funzionamento. Molte di esse erano fantasiose e infondate ma tutte sono state soppiantate da una breve spiegazione. "Il pallone è appeso ad un filo e si muove continuamente. Le grandi macchie colorate imitano l'occhio di un predatore, cioè di un animale che potrebbe voler mangiare il piccione...", spiega l'educatore di turno quando viene interrotto da un bambino. "L'anaconda!", grida lo studente di turno. "Beh, forse un falco o un'aquila", replica l'educatore. Qualche bambino allunga la lista e, per fortuna, non saltano fuori leoni e tigri.

Quell'anaconda, però, lascia il segno. Perché il primo predatore che viene in mente ad un bambino è un serpente lungo due metri e mezzo, del peso di 200 chilogrammi e residente in America? Questa domanda merita una risposta. Quel suo sapere "esotico" deriva da un cartone animato o un fumetto? Oppure da un qualche documentario sensazionalistico in cui il Bear Grylls di turno vive una qualche straordinaria avventura lontana anni luce dalla nostra esperienza quotidiana? Potrebbe anche essere il personaggio di una storia letta a scuola o su un libro (fortunatamente) ricevuto in regalo per il compleanno. Potrebbe essere tutto questo oppure molto altro. Un dubbio affiora: se i bambini conoscessero gli animali che vivono nei nostri ambienti forse non ci sarebbe bisogno di scomodare quelli esotici per dare un nome ad un predatore. Leoni, tigri, coccodrilli e cobra sono sicuramente presenti nell'immaginario naturalistico dei nostri bambini ma falchi, gheppi, civette, volpi e faine sono spesso dei perfetti sconosciuti.

Ecco che una manciata di semi di grano lanciati in un orto scolastico forniscono uno spunto per chi insegna e per i genitori: facciamo conoscere ai bambini anche i nostri animali. E non solo quelli selvatici...