Questo blog esiste grazie al percorso nel mondo dell'orticoltura didattica a scuola di Emilio Bertoncini. Un cammino arrivato al 12° anno educativo e costellato di domande più volte rivolte al nostro esperto da insegnanti, educatori ambientali e semplici curiosi.
Finalmente eccole tutte (o quasi) raccolte in un solo post!
A che età si possono coinvolgere i bambini delle attività di coltivazione in chiave didattica?
Le prime esperienze
posso essere svolte già al nido, almeno a partire dai 12 mesi. Per
saperne di più: www.ortoalnido.it
Per fare l'orto c'è
bisogno di un terreno?
Avere un terreno
aiuta, ma è sufficiente uno spazio non troppo ombreggiato
all’esterno e qualche contenitore. Può trattarsi di una fioriera,
di un contenitore di recupero o di un kit appositamente progettato.
Per fare l'orto c'è bisogno di un BUON terreno?
Averlo è una
fortuna, ma possiamo ricorrere alla tecnica letto rialzato o ala
coltivazione fuori suolo in contenitori di vario tipo. In entrambi i
casi, l'utilizzo di un terreno di riporto migliore di quello in sito
o di terricci rende più efficace la coltivazione. La disponibilità di terreni di diversa qualità offre la possibilità di fare piccole sperimentazioni e confronti.
Ho bisogno di uno spazio molto grande?
Gli spazi grandi
offrono possibilità, ma si possono condurre esperienze significative
anche in piccoli spazi, purché la progettazione didattica sia
efficace.
Come si fa in estate?
L'estate è un
elemento progettuale. Se si creano le condizioni per proseguire
almeno un'attività di mantenimento, si piantano / seminano ortaggi
estivi, altrimenti col raccolto a fine scuole nell'orto non rimane
niente. Orti in piccoli contenitori, quali le cassette
dell'ortofrutta, possono migrare a casa dei bambini per tornare a
scuola in settembre.
Si può fare l'orto in inverno?
Fatti salvi i severi
limiti climatici propri della montagna e delle latitudini maggiori,
sì. Si coltivano ortaggi invernali, ci si avvale di piccole serre,
si forzano i tempi di coltivazione adattandoli al calendario
scolastico e si fa il semenzaio per gli orti estivi, inclusi quelli
che migreranno a casa dei bambini / ragazzi.
Devo saper coltivare?
No, ma aiuta, se
padroneggio tecniche che riesco a rimodulare o accantonare. Non si
deve trascurare l'importanza educativa di valorizzare la condivisione
di inesperienze, il ruolo di bambini esperti, l'aiuto di esperti
esterni e il ruolo educativo di errori e sperimentazione.
Quanto costa?
Molto. Oppure poco.
Dipende da come si progetta, da come si valorizzano i costi fissi
esistenti (es. stipendio degli insegnanti), dalla creatività nel
trovare soluzioni, dall'aiuto di sponsor tecnici e finanziari e, in
definitiva, dal modo in cui valorizziamo la rete di partner della
scuola.
Si concima e si fanno i trattamenti antiparassitari?
Non è strettamente
necessario e, per i trattamenti antiparassitari, nemmeno opportuno.
Si pratica l’agricoltura biologica in forma semplificata, non si
tratta e si adottano
soluzioni che prevengono parassiti e malattie, come
l’orto sinergico. E si studiano le relazioni pianta / parassita.
Quanto tempo di insegnamento sottrae?
Se viviamo l’orto
come spazio in cui fare scuola e come pretesto per uscire fuori e
farvi ciò che di solito si fa dentro, è solo un modo diverso di
usare il tempo scuola.
Quante classi / sezioni ci lavorano?
Se è lo spazio di
attuazione di più progetti, tutte quelle che vi trovano opportunità.
Si introducono rischi e responsabilità?
Certamente. E va
fatto in modo tale che i rischi (ridotti e accettabili) di oggi siano
la sicurezza di domani per i nostri bambini e ragazzi.
Si può mangiare ciò che si coltiva?
Non esistono divieti
di legge espliciti, ma non può esserci il tradimento educativo che
scaturisce dal dichiarare non mangiabile ciò che si è prodotto con
buona prassi agronomica. Ci sono assunzione di responsabilità e
soluzioni praticabili e capaci di ridurre i rischi. Alcune regioni,
come il Friuli Venezia Giulia, hanno approvato apposite delibere che
indicano le modalità consentite per l'impiego alimentare dei
prodotti dell'orto della scuola.
Si deve anche
considerare che mangiare i prodotti dell’orto scolastico è la
premessa per riallacciare un rapporto pacifico col cibo, con chi lo
produce e con la terra, nonché con i nostri territori e la loro
tradizione agricola.
Si possono fare inclusione e intercultura coltivando?
Certo. Lo facciamo
anche semplicemente mangiando insieme i prodotti dell’orto e facendo feste di comunità. Inoltre, coltivando anche ciò che viene da altre parti del
mondo e lasciando la risposta alla domanda "qua cresce?"
alle piante.
Si può coltivare con bambin* e ragazz* speciali?
Certo, ma
includendoli nei gruppi ordinari della scuola e attrezzandoci in modo
adeguato.