domenica 3 novembre 2019

Arte in Orto - parte prima

Coltivare in ambito educativo, se interpretato per le possibità che offre e non per l'idea che comunemente ne abbiamo, è una metodologia che può favorire apprendimenti nei campi più diversi. Ciò che conta è riuscire ad abbandonare gli stereotipi agricoli per attribuire a quel gesto la valenza educativa che gli è connaturata. Per questo da anni suggerisco che la progettazione dell'esperienza dell'orto scolastico prenda le mosse dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo, dal Piano triennale dell'Offerta Formativa e dagli altri strumenti di programmazione didattica della scuola. Lo suggerisco, ma non sempre è facile mettere in atto questa idea. Questo accade per vari motivi, anche se spesso quello predominante è la difficoltà di scardinare l'idea di orto che abbiamo in testa, quello agricolo della tradizione.

Grazie alla collaborazione con una scuola della mia città, la Scuola Mimosa di Lucca, negli ultimi tre anni scolastici questo proposito è divenuto sostanza in continuo mutamento. Così, se il primo anno i temi dominanti nell'orto sono stati la geometria e l'accampamento romano e il secondo anno il nostro coltivare ha riprodotto simbolicamente la città di Lucca, quest'anno l'arte è entrata prepotentemente nell'orto.

E' necessario, però, fare un piccolo passo indietro, forse due, per spiegare cosa sta succedendo. Il primo di questi passi ci porta all'inizio di questa esperienza quando l'idea di orto che avevano le insegnanti si è "scontrata" con questo approccio. La riunione di progettazione all'inizio del primo anno, infatti, non aveva prodotto la svolta verso questo modo di concepire l'orto e questa per qualcuno ha tardato ad arrivare anche strada facendo. Fortunatamente, l'orto è facilmente fotografabile dall'alto e aggiungere una infografica ad una delle immagini ha consentito di sbloccare, sia in alcune delle insegnanti, sia nei genitori, il vincolo che ci teneva legati ad un'idea tradizionale del coltivare. In qualche modo, si è arrivati a "fidarsi" di quell'orto assai strano in cui niente, né l'uso degli spazi, né la forma delle parcelle coltivate, corrispondeva all'orto che viveva nell'immaginario collettivo locale. Eppure, quell'orto strano funzionava per fare scuola. Questo è stato un passaggio fondamentale per introdurre al secondo anno elementi davvero anomali per un orto, come un laghetto* che ha offerto ai bambini non poche possibilità di sperimentazione autonoma.

(immagine da www.mauritshuis.nl)
Il secondo passo indietro ci porta alla scorsa estate quando, con i miei figli, ho visitato alcuni musei nei Paesi Bassi. E' stato al Mauritshuis de L'Aja, dove ci eravamo recati soprattutto per ammirare il dipinto di Jan Vermeer noto come "La ragazza con l'orecchino di perla", che è arrivato un input decisivo. La mia attenzione è stata catturata da alcune nature morte, tra cui "Il vaso di fiori" di Jan Davidsz de Heem. A colpirmi è stata la varieta di fiori presenti in quel quadro ma, soprattutto, il fatto che, prestando attenzione e dedicando tempo all'osservazione, si nota la presenza di numerosi insetti rappresentati con una cura stupefacente. Così, passando di quadro in quadro, la mia attenzione è stata sempre più calamitata, finché non ho scoperto che il museo ospitava anche due grandi vasi di fiori che riproducevano due delle nature morte rappresentate nei quadri. A quel punto non ho potuto fare a meno di prendere il mio smartphone e scrivere nella chat dedicata all'orto della scuola in questione che quest'anno l'orto avrebbe avuto come tema l'arte, meglio se un quadro. Al coro di sì è seguita ad inizio anno scolastico una concitata fase di progettazione che ha condotto alla scelta di un'opera a cui ispirarsi. 

Si tratta di "Verso l'alto" di Vasilij Kandinsky, un'opera assai più semplice da realizzare delle nature morte**, ma ricca di geometrie e cromatismi capaci di offrire spunti e opportunità educative. Come accade ogni anno, ciascuna insegnante decide in che misura sfruttare l'esperienza dell'orto e, soprattutto, il livello di interazione con lo stesso che, naturalmente, dipende anche dalle classi seguite e dalle discipline insegnate. Nel caso specifico, lo stesso spazio - orto è a disposizione, sebbene in tempi distinti, sia della scuola dell'infanzia, sia della scuola primaria. Questo determina un diverso ruolo in fase progettuale e attuativa delle varie sezioni / classi. Tutti i bambini concorrono, comunque, alla realizzazione del medesimo progetto, pur con sguardi e attività diverse. L'opera si presta a lavorare a molti livelli e i primi incontri sono stati dedicati soprattutto alla definizione delle geometrie, tra semicerchi, rettangoli e triangoli variamente composti. I bambini della scuola primaria hanno anche avuto l'opportunità di contribuire alla progettazione di dettaglio dell'orto su una base geometrica ispirata al quadro. Le idee proposte sono state le più disparate. Alcune sono state decisamente inattuabili, ma capaci di fornire lo spunto per alcune riflessioni, per esempio sulla differenza tra piante annuali e perenni, altre sono state immediatamente accolte per la loro utilità, come quella di inserire nell'orto delle piante da fiore.

A seguire una sequenza di immagini relative a quanto fin qui realizzato e, al termine, alcune riflessioni su questa esperienza ancora in itinere.

Fotografia n.1 - Uno dei progetti proposti dai bambini della scuola primaria e parzialmente accolto.

















Fotografia n.2 - La scelta effettuata ha richiesto un lavoro di adattamento dello schema geometrico del quadro, svolto da una delle insegnanti, e un adeguamento alle dimensioni dello spazio disponibile. La prima fase di realizzazione, svolta con le classi della scuola primaria, ha richiesto l'uso di strumenti relativamente inusuali per l'orto, come il martello, e "l'invenzione" di alcuni di essi, come il compasso.






Fotografia n.3  - Si procede alle misurazioni per definire le geometrie dell'orto.







Fotografia n.4 - Una corda rigida e due picchetti consentono di tracciare i semicerchi. La lunghezza della corda è il raggio di riferimento. Sembra ovvio, ma, quando puoi tenere in mano un raggio, in te può accadere una piccola rivoluzione concettuale.



Fotografia n.5 - L'orto muta di anno in anno, anche perchè progettato per scomparire con i raccolti a fine scuola, e quest'anno sono stati via via tolti i vasi di terracotta che lo hanno caratterizzato in passato. Daranno vita ad un altro settore dell'orto.




Fotografia n.6 - Al termine del primo giorno di attività la parte essenziale della "grafica" del quadro appariva definita grazie ad un nastro argentato, alla piantagione di lattughe e cipolle e all'uso di un terriccio più scuro del terreno disponibile in loco.









Fotografia n.7 - Per i bambini della scuola dell'infanzia l'orto continua ad essere uno spazio di esercizio della motricità fine e delle abilità grosso motorie, una circostanza di contatto col sé e con l'altro, con la terra e con lo stare fuori in modi inusuali. Intanto, si introducono alcuni principi di ergonomia e sicurezza.




Fotografia n.8 - Si piantano le pansè o viole del pensiero, ma non sono affatto di color viola! Chissà se Kandinsky sarebbe d'accordo con la scelta cromatica. Intanto, alle mani è richiesto un lavoro di maggior precisione.










Fotografia n.9 - Tra le viole arrivano le lattughe. Saranno il nostro raccolto invernale, mentre le viole ci accompagneranno fino a primavera.





Fotografia n.10 - I bimbi della scuola primaria distribuiscono terriccio per dare un effetto cromatico ad alcuni settori del "quadro".










Fotografia n.11 - L'orto continua a crescere e altre pansè, questa volta a fiore giallo, hanno occupato nuovi settori del quadro.
Contrapposto ad esse c'è un terreno scuro in cui sono stati seminati dei ravanelli. Il colpo d'occhio ci regala un orto che, per dirla con le parole di una bambina, "sembra un giardino".


A questo punto è necessario fare almeno una riflessione, sebbene il lavoro sia, come si usa dire, work in progress. Il nostro coltivare continuerà a rispondere a tanti fabbisogni, ma allo stupore adulto di fronte all'orto che si fa quadro, testimoniato anche dai commenti scaturiti dalla pubblicazione delle immagini sui social network, io preferisco le parole della bambina citate nella didascalia dell'ultima immagine. Una delle cose che stanno accadendo è che stiamo ridefinendo i confini tra il coltivare per utilità (l'orto) e per diletto (il giardino) e proponendo l'idea che il funzionale e il bello possano coesistere, che la zappa e il pennello possano essere compagni di avventura, che la geometria e l'arte siano solo declinazioni diverse del nostro vivere. Coltivare, cioè, ci sta offrendo la possibilità di riconsiderare le stesse divisioni in aree disciplinari che la scuola ancora non riesce a scrollarsi di dosso e l'orto-quadro-giardino ci offre un'aula in cui esercitare in modo alternativo le competenze offerte dalla scuola, mescolandole e portandole su un piano di realtà.

Come suggerisce il titolo del post, di questa esperienza si tornerà a parlare su questo blog, e ci sarà bisogno di fare altre riflessioni, ma voglio chiudere dicendo che essa offre e ha già offerto, anche in occasione di corsi di formazione per insegnanti, spunti di cambiamento per chiunque faccia scuola. Ciò dimostra anche che la scuola privata può costituire un laboratorio di pratiche di cui potrà beneficiare la scuola pubblica e che, se riuscissimo a ridefinire confini e relazioni tra queste due, il mondo educativo non  potrebbe fare altro che beneficiarne.

Autore del post: Emilio Bertoncini

Note al testo:

* Il laghetto è stato introdotto poiché i bambini hanno chiesto che nella rappresentazione simbolica della città di Lucca vi fossero l'orto botanico e, appunto, il piccolo specchio d'acqua che, oltre a ospitare particolari essenze vegetali, si lega ad una leggenda cittadina.

** In quel caso si sarebbe potuto pensare un orto che accoglie i fiori rappresentati nella natura morta.