mercoledì 21 novembre 2012

E come erba, A come anaconda

erba o grano?
Erba o grano?
"E' nata l'erba!"... più o meno è questa l'esclamazione dei bambini di fronte a quel minuscolo pezzo di terra in cui abbiamo seminato il grano. E' minuscolo perché ricavato in spazi ristretti e terreni tutt'altro che vocati all'agricoltura, cioè quelli attorno alla scuola. A quanto pare è MAIUSCOLO dal punto di vista didattico perché l'espressione dei bambini (ma nella trappola a volte cade anche qualche insegnante) mette in evidenza l'importanza dell'orto scolastico, anche quando è ridotto ad una coltivazione in un piccolo contenitore, anche solo un vaso. La coltivazione fatta a scuola rende i bambini protagonisti di un libro che si scrive giorno per giorno. E' un libro in cui si mettono a confronto due mondi, quello del "vivere urbano" e quello della vita tra i campi che per secoli ha caratterizzato la vita di molte nostre famiglie. Un libro che una volta scritto possiamo rileggere per consolidare alcuni saperi consapevoli.

coltivazione didattica in contenitori
Coltivazione didattica in contenitori
Andiamo per ordine.

E' normale che i bambini confondano il grano con l'erba. Lo è dal punto di vista botanico perché la maggior parte delle piante che chiamiamo "erba" sono graminacee e il grano è una graminacea, per di più affine proprio a quelle avene e orzi che crescono spontanei negli incolti che noi sfalciamo e a quelle poe, lolium e festuche che seminiamo nei prati. Lo è anche dal punto di vista del percepito urbano perché il grano seminato da pochi giorni sembra davvero il nostro malandato prato quando in primavera comincia a crescere e non abbiamo tempo per tagliarlo

E' un po' meno normale che i bambini non sappiano che il grano è un'erba come le altre e che lo riconoscano (non sempre) quando ha le spighe ma non altri momenti. E' un po' meno normale perché non stiamo parlando di una rara specie esotica di recente importazione ma della pianta che da millenni ci sfama. Qui si evidenzia il distacco del mondo urbano da ciò che gli consente di vivere. In definitiva conosciamo quasi tutto ciò che compriamo ma ben poco di ciò che serve per fabbricarlo o la sua forma in momenti diversi dall'acquisto. Del resto molti bimbi riconoscono la farina e tutti riconoscono i biscotti o la pasta ma pochi di loro sanno che si fanno col grano e che il grano all'inizio del proprio ciclo vitale assomiglia all'erba.

Il ciclo del grano: dal "pezzo di carta" alla realtà
Il ciclo del grano: dal "pezzo di carta" alla realtà
Torniamo, però, a quel minuscolo appezzamento di terreno e ai motivi che lo rendono "maiuscolo". Il grano seminato a scuola, magari vicino all'ingresso o in un cortile dove i bambini passano o passano un po' del loro tempo quasi tutti i giorni è un grano "sotto osservazione". Non è possibile che non si rendano conto della sua nascita, della crescita e dei cambiamenti. Questo permette loro di apprendere, anche in momenti diversi da quelli di vera e propria attività didattica, l'evoluzione della pianta del grano da erba a pianta munita di spiga. E' un apprendimento consapevole, non mnemonico o finalizzato a rispondere correttamente alla domanda della maestra. E' un apprendimento che dà certezze "perché l'ho visto con i miei occhi". Come si fa ad avere dubbi su ciò che accade al grano quando si è partecipato alla lavorazione del terreno e alla semina e si è seguito giorno per giorno il suo sviluppo?

Dopo la semina il grano va protetto dalla colonia di piccioni
Dopo la semina il grano va protetto dalla colonia di piccioni
Sempre il grano, presenza davvero atipica per un orto (ma negli orti scolastici si impara e il grano serve per imparare), ci porta alla seconda anomalia da segnalare in questo novembre. In una scuola, infatti, al momento della semina è parso chiaro che c'era un problema: attorno al cortile gravita una colonia di piccioni (i colombi urbani) che vede nel terreno seminato una vera e propria dispensa. Al momento della semina abbiamo pensato di proteggere tutto con alcuni teli di tessuto-non-tessuto e con un fantastico spaventapasseri. Diciamolo subito: il tessuto-non-tessuto è un omaggio del nostro sponsor, ma lo spaventapasseri è comparso come per miracolo da una stanza della scuola in cui veniva custodito in quanto attore in ben altri momenti di studio. Purtroppo, lo spaventapasseri non ha avuto vita facile. Pochi giorni dopo la semina è stato letteralmente abbattuto da un forte temporale e col suo movimento si sono alzati anche i teli di protezione. Il risultato è che la protezione è venuta meno e alcuni piccioni hanno banchettato con i semi di grano. Proprio per risolvere questo problema, abbiamo aggiunto un pallone antivolatile che speriamo possa esercitare una protezione maggiore, anche quando dovremo rimuovere i teli protettivi scalzati dalla spinta delle piantine in piena crescita.
Il pallone con gli occhi di anaconda
Il pallone con gli occhi di anaconda
L'arrivo del pallone ha scatenato molte ipotesi circa la sua funzione e il suo funzionamento. Molte di esse erano fantasiose e infondate ma tutte sono state soppiantate da una breve spiegazione. "Il pallone è appeso ad un filo e si muove continuamente. Le grandi macchie colorate imitano l'occhio di un predatore, cioè di un animale che potrebbe voler mangiare il piccione...", spiega l'educatore di turno quando viene interrotto da un bambino. "L'anaconda!", grida lo studente di turno. "Beh, forse un falco o un'aquila", replica l'educatore. Qualche bambino allunga la lista e, per fortuna, non saltano fuori leoni e tigri.

Quell'anaconda, però, lascia il segno. Perché il primo predatore che viene in mente ad un bambino è un serpente lungo due metri e mezzo, del peso di 200 chilogrammi e residente in America? Questa domanda merita una risposta. Quel suo sapere "esotico" deriva da un cartone animato o un fumetto? Oppure da un qualche documentario sensazionalistico in cui il Bear Grylls di turno vive una qualche straordinaria avventura lontana anni luce dalla nostra esperienza quotidiana? Potrebbe anche essere il personaggio di una storia letta a scuola o su un libro (fortunatamente) ricevuto in regalo per il compleanno. Potrebbe essere tutto questo oppure molto altro. Un dubbio affiora: se i bambini conoscessero gli animali che vivono nei nostri ambienti forse non ci sarebbe bisogno di scomodare quelli esotici per dare un nome ad un predatore. Leoni, tigri, coccodrilli e cobra sono sicuramente presenti nell'immaginario naturalistico dei nostri bambini ma falchi, gheppi, civette, volpi e faine sono spesso dei perfetti sconosciuti.

Ecco che una manciata di semi di grano lanciati in un orto scolastico forniscono uno spunto per chi insegna e per i genitori: facciamo conoscere ai bambini anche i nostri animali. E non solo quelli selvatici...