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Labirinti, angoletti e "spin off"

Foto presa in prestito dal sito "Piccola Penna"
Lucca, la città da cui è iniziata l'avventura che da anni viene raccontata tramite questo blog, è una splendida città d'arte dalla ricca storia. Il suo duomo ospita una statua lignea del Cristo nota col nome di "Volto Santo" che per secoli è stata oggetto di pellegrinaggio da parte di chi percorreva la Via Francigena in direzione di Roma. Proprio al passaggio dei pellegrini sembra essere legata la presenza di un labirinto inciso su una delle colonne della cattedrale. Il labirinto è integro, salvo una scalfitura che da alcuni è attribuita ad un'unghiata del diavolo. Qualunque sia il significato del labirinto (si veda in proposito il sito di "piccola penna"), esso ha un grande valore simbolico ed è stato d'ispirazione quando abbiamo deciso di creare un settore speciale dell'orto scolastico della "The bilingual school of Lucca". Quel settore accoglierà piante capaci di stimolare i sensi e avrà la forma di un labirinto. Anzi, già è così, sebbene sia ancora in fase di realizzazione.

Tutto è iniziato con una passeggiata per la città che ci ha portati proprio davanti al duomo per osservare il labirinto. Subito dopo è iniziata la progettazione del labirinto dell'orto scolastico. Noti i dati geometrici di riferimento, sostanzialmente imposti dalle dimensioni dello spazio disponibile e dalla necessità di sviluppare in esso sia spazi in cui camminare, sia delle strisce di terreno in cui posizionare piante arbustive ed erbacee, i bambini hanno elaborato progetti individuali restituiti tramite un disegno. In parallelo si è proceduto al tracciamento dei cerchi su cui avrebbe dovuto essere impostato il labirinto. Sulla base delle suggestioni lanciate dai bambini si è passati alla lavorazione del terreno per avere un vero e proprio labirinto coltivabile.

Tale lavorazione, pur iniziata con i bambini, è stata svolta durante le vacanze di Pasqua così da far trovare il labirinto pronto per le piantagioni al rientro a scuola. La lavorazione è stata svolta manualmente e ha consentito di sagomare il terreno rialzandolo un po' rispetto al prato originario, cosa che metterà alcune piante al sicuro dai ristagni d'acqua che non mancano nei periodi piovosi.
Come testimoniato dalle immagini, la costruzione del labirinto è stata anche un'occasione per studiare geometria, introducendo il raggio e il diametro, e per inventare un compasso capace di tracciare un cerchio del diametro di sei metri, oltre che di utilizzare un sistema di tracciamento di linee a terra adeguato alla situazione (abbiamo usato polvere di gesso).

Completata la preparazione del labirinto  è finalmente iniziata la fase di piantagione. Per il momento il labirinto ospita soprattutto bulbi, per lo più portati direttamente dai bambini, alcune piante aromatiche (salvia, rosmarino, timi, salvia ananas, santolina, elicriso, ecc.) e qualche fragola. Il centro del labirinto è stato simbolicamente seminato con un mais ottofile marchigiano e con girasole. Lo spazio per piantare è ancora molto e l'avventura del labirinto può ben dirsi "work - in - progress".
Nonostante questo è già molto chiaro che le cose più importanti che sono state seminate si chiamano cooperazione e condivisione.

Come scritto in apertura, Lucca è stata il luogo di partenza della storia raccontata in questo blog. Una storia che si tinge d'orto, ma che spesso lo reinterpreta per favorirne la capacità di fornire alla scuola e ai servizi educativi opportunità in linea con la loro mission. Il fare orticoltura didattica ha assunto una declinazione assai particolare nei nidi d'infanzia del Comune di Quarrata (PT) dove  è stata inserita nelle attività del PEZ - progetto educativo zonale - rivolte ai bimbi della fascia 0-3 anni. In questo contesto l'orto è stato trasformato in esperienza manuale e sensoriale e, a seconda delle opportunità offerta dai singoli contesti, ha dato luogo alla coltivazione di ortaggi e piante aromatiche in piena terra, alla piantumazione di alberi da frutto, alla nascita di orti in cassetta e allo svolgimento di laboratori con i genitori dei bambini. In quest'ultimo caso si svolgono semine in vari tipi di contenitori che vengono poi portati a casa e lì cresceranno con la cura attenta dei bambini. 

Tra queste cose se ne è inserita una chea ha assunto particolare importanza. Si tratta della nascita di un piccolo angolo destinato a raccogliere le piante portate al nido dai bambini della cui cura si faranno man mano carico le famiglie. L'angolo in questione è una porzione di prato di difficile gestione proprio per la peculiare forma geometrica. Esso è stato vangato ed è diventato le scenario di lancio di un invito alle famiglie, cioè quello a piantare o seminare qualcosa.
L'invito è stato rafforzato in occasione di due laboratori di orticoltura rivolti ai bambini con le rispettive famiglie e il successo è stato notevole: non solo sono arrivate molte piante, ma le persone sono state capaci di cooperare per la messa a dimora delle stesse.

Il risultato è che un angoletto anonimo e problematico è divenuto un luogo di cura e osservazione, anche grazie al posizionamento sul posto di alcune panchine e alla disponibilità di un annaffiatoio.
Inutile dire che questo è solo un inizio e che ci vorrà un po' di tempo per capire se il messaggio lanciato si trasformerà in buona pratica, però il tentativo è in corso e vuole essere uno stimolo per chiunque voglia rendere più attraente il fuori di un nido determinando, al contempo, forme virtuose di coinvolgimento delle famiglie.

Per rimanere in tema di messaggi forti, chiudiamo segnalando che forme di coinvolgimento e partecipazione sono già in essere e dovranno svilupparsi sempre più in un'iniziativa che nasce da quella degli orti scolastici e che emula il tentativo ben riuscito dell'Orto del Giardino della Lumaca di Pietrasanta (LU). Si tratta de "La comunità dell'orto", il progetto che mira a far nascere un community garden a Lucca. Le associazioni "Ecoland - educazione e natura" e "Quartiere San Concordio" hanno, infatti, ottenuto in concessione dal Comune di Lucca un parco pubblico e stanno avviando il percorso che porterà alla nascita del community garden. Tra i principali promotori dell'idea figura chi sta scrivendo ma, ancora una volta, il risultato più importante sembra essere la volontà di fare cose insieme stimolando il senso di comunità che troppo spesso si è affievolito. Ancora una volta si semina e si rimane in attesa di quel che sarà. Intanto il nostro progetto di orticoltura didattica, dopo quello dell'Orto della Lumaca, festeggia questo secondo "spin - off".















Dall'orto al filare virtuale... passando per il frottage

L'esperienza da cui è nato questo blog ha preso il via nella Scuola dell'Infanzia di Nave, alle porte di Lucca. E' lì che dal 2008 vive e cresce un orto scolastico che è, al contempo, luogo di apprendimento e vero e proprio laboratorio di sperimentazione. E' anche un luogo speciale nel quale, tra le mille difficoltà proprie della scuola e delle esperienze di orticoltura didattica a scuola, si cerca di coniugare una buona e semplice tecnologia moderna, un modo originale di fare didattica e la tradizione agricola locale.
Proprio nel segno di quest'ultima un paio di anni fa sono state piantate delle viti, tipico elemento della campagna lucchese e un tempo immancabile presenza al bordo dei campi coltivati. Un'eccessiva prossimità alla strada, che ha stimolato qualche assaggio clandestino, e un modesto successo produttivo ci hanno impedito di realizzare il primo raccolto d'uva all'inizio di questo anno scolastico.
Una delle caratteristiche che contraddistingue questa esperienza è, però, la forte connessione tra ciò che accade nell'orto e ciò che accade in aula o, per meglio dire, nell'attività didattica ordinaria. Questo scambio quasi osmotico tra l'orto e la vita scolastica va in scena fin dal primo anno di lavoro ed è il punto di forza di tutto quanto è accaduto in questi anni. Per questo motivo vale la pena di raccontare cosa è successo dopo che nei giorni scorsi i bambini e le insegnanti sono uscite nell'orto con l'esperto esterno che cura il progetto, cioè chi scrive questo articolo.

L'attività svolta è stata piuttosto articolata e complessa. Le due sezioni che hanno partecipato hanno fatto una prima visita al filare di viti dove si è parlato, tra l'altro, di tralci e viticci e si è proceduto a misurare il grande accrescimento delle viti durante l'ultima stagione vegetativa. Ah, naturalmente l'unità di misura è stata scelta in modo da renderla il più possibile "a portata di bambino": abbiamo scelto il "passo dell'adulto" sfruttando come strumento di misura le gambe dell'esperto. Il tralcio dall'accrescimento record si è allungato di ben 6 passi! A seguire sono stati raccolti i fagioli, le melanzane, gli ultimi pomodori e qualche peperone. Ne abbiamo approfittato anche per sgranare i ceci di cui era stata raccolta la pianta intera qualche settimana fa. Il lavoro nell'orto è finito a questo punto, ma...

Qualche giorno fa l'esperto, che è anche il papà di un bimbo della scuola, ha potuto raccogliere un prodotto dell'attività nell'orto molto più importante dell'uva, cioè quello nato dal lavoro di bambini e insegnanti che, utilizzando varie tecniche, hanno riprodotto il tralcio della vite. Proviamo a capire cosa è successo con qualche immagine.

Prima di tutto le maestre hanno tracciato su un cartoncino la forma di un tralcio. E' lungo questa traccia che i bambini hanno spalmato della colla e, dopo aver manipolato della carta igienica costruendo tanti piccoli rotolini, li hanno posizionati sopra la traccia stessa. In questo modo è stata costruita la struttura del tralcio. Successivamente il tralcio è stato colorato con la tempera tamponando la carta con dei pennelli. La scelta del materiale non poteva essere più opportuna, essendo la carta igienica capace di riprodurre i "segmenti" (o internodi) di cui si compone un vero tralcio.



Prima di far disegnare i viticci, le maestre hanno utilizzato la "lavagna magica" che ha permesso ai bambini di esercitarsi in un compito tutt'altro che facile. L'occasione è stata propizia per abbinare l'osservazione diretta dei viticci di un tralcio portato in aula con un momento di pregrafismo e di contatto con due materiali: la farina di grano e quella di mais. Terminato questo esercizio i bambini hanno finalmente tracciato le sinuose forme dei viticci sul cartoncino utilizzando dei comuni pennarelli.

Le foglie delle viti (o pampini) sono state realizzate con la tecnica del frottage, cioè sovrapponendo un foglio di carta alla vite e sfregando il tutto con i pastelli a cera. Il risultato visivo è stato la comparsa della sagoma delle foglie e delle nervature di vario ordine sulla carta. In questo modo la foglia è stata riprodotta con grande fedeltà rispetto alla realtà e si è aggiunta una ulteriore forma di manipolazione al lavoro svolto dai bambini.

Le foglie sono state quindi ritagliate e incollate sul cartoncino sul quale in precedenza era stato incollato il tralcio e disegnato il viticcio.



Infine, il cartoncino utilizzato come base per il lavoro è stato ritagliato per lasciare solo il tralcio, i viticci e le foglie e il lavoro dei bambini è confluito a formare un vero e proprio "filare virtuale" su una parete del corridoio d'ingresso della scuola.

Chi conosce i bambini della scuola dell'infanzia potrà obiettare che non tutti sono in grado di compiere le operazioni fin qui descritte e ha perfettamente ragione. Il lavoro appena descritto è stato svolto dai più grandi, cioè dalla sezione dei 5 anni. I bimbi di 4 anni hanno svolto un lavoro analogo con tecniche diverse. Per esempio, i viticci sono stati realizzati utilizzando un pasta modellabile tipo dido'. I bimbi di 3 anni, che sono ancora in una fase di ambientamento nella scuola non hanno partecipato alle attività nell'orto, come da sempre accade con i più piccoli.

Nel suo insieme questa esperienza presenta numerosi punti di interesse.

Prima di tutto la continuità tra il lavoro svolto nell'orto in più anni (i bambini di 5 anni hanno piantato materialmente le viti due anni fa), le più recenti osservazioni e il lavoro svolto in aula. Questo fatto è di straordinaria importanza per evitare che agli occhi dei bambini il lavoro svolto nell'orto possa apparire un'attività disgiunta dalle altre o, addirittura, una sorta di "hobby scolastico".

Il secondo punto di interesse è frutto del legame diretto tra una realtà vissuta dai bambini e il lavoro di rappresentazione svolto in aula. E' evidente a chiunque che lo stesso lavoro si sarebbe potuto fare osservando materiale portato a scuola e, in definitiva, con qualsiasi materiale. In questo caso, invece, i bambini hanno lavorato su parti di pianta nate e cresciute sotto i loro occhi e anche grazie al loro lavoro.

Altro aspetto importante è che le varie tecniche utilizzate nel lavoro in classe hanno stimolato in modi e momenti diversi tanto i sensi quanto le abilità manipolatorie dei bambini partendo da materiale vegetale fresco.

Infine, la realizzazione del "filare virtuale" esposto nel corridoio nel quale accedono i familiari quando portano e riprendono i bambini ha inviato alle famiglie un importante messaggio di valorizzazione dell'esperienza di orticoltura didattica come attività che trova nell'orto uno strumento e non il fine.

Se vogliamo aggiungere qualcosa, di certo qualcosa di molto importante, questo tipo di approccio dimostra come il coinvolgimento motivato delle insegnanti sia determinante nel qualificare l'esperienza connessa all'orto e che questa possa e debba essere frutto di un lavoro di equipe in cui sono in gioco numerose professionalità.