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Dall'orto della scuola alla cucina di casa... e ritorno / 1

L'orto scolastico, inteso come strumento per imparare, trae giovamento dalle interazioni con ciò che lo circonda. Una delle possibili interazioni è quella con le famiglie dei bambini che vi lavorano.

E' per questo motivo che prima della pausa natalizia abbiamo proposto ai bambini delle scuole primarie di Pietrasanta di fare una piccola indagine. Nel mese di dicembre abbiamo piantato agli e cipolle ed è venuto naturale chiedere ai ragazzi di andare alla scoperta degli usi di queste piante nelle loro famiglie. La fase di restituzione dei risultati di questa indagine è ancora in corso per due scuole, ma i bambini della scuola primaria di Strettoia hanno già avuto modo di raccontarci il risultato della ricerca.

Tra gli aspetti interessanti che sono emersi ci sono le modalità diversificate con cui è stata condotta l'indagine. Qualcuno ha parlato con il genitore che di solito cucina, qualcuno ha intervistato i nonni, altri hanno cercato un approfondimento di carattere bibliografico.

L'insieme di questi approcci ha messo in evidenza molti aspetti. Ricordiamo, per esempio, una forte propensione per l'impiego di aglio e cipolla per la preparazione di piatti a base di pesce, cosa che risulta assai ovvia considerando la vicinanza al mare della comunità in cui operiamo. In molti casi è risultato evidente l'accostamento con altre piante aromatiche utilizzate in cucina. In qualche caso sono state scritte con minuzia di particolari ricette con ingredienti e modalità di preparazione. Quasi sempre è emerso l'uso congiunto di questi due ingredienti con il nobilissimo olio locale. In questo caso non è mancata la necessità di suggerire che si tratta di "olio extravergine di oliva". Abbiamo, così, potuto riflettere sulla "confidenza" che si ha nei confronti di un prodotto di straordinaria qualità (l'olio extravergine di oliva), confidenza che porta a considerare "olio" solo quel prodotto e non altri (quindi quando si dice "olio" si intende quello e non altro!).

Non sono mancati casi in cui è stato evidenziato un rapporto assai difficile con i sapori e gli odori di questi ortaggi o, addirittura, allergie o intolleranze. La provenienza geografica delle famiglie di alcuni bambini è stata sottolineata sia dall'impiego più o meno comune di aglio e cipolla, sia dall'accostamento ad altri ortaggi ed aromi, come il peperoncino.

Di grande interesse sono risultati, poi, gli esiti delle ricerche di carattere bibliografico. Pur essendo meno vocate a creare una relazione tra esperienza nell'orto scolastico ed esperienza delle famiglie, hanno permesso di parlare di alcune caratteristiche di queste piante che sono alla base del loro impiego, come la natura antisettica di alcuni loro componenti e gli usi medicamentosi o mirati alla conservazione degli alimenti che sono stati di grande importanza in passato.

Ovviamente il diverso interesse dei singoli bambini, l'aiuto che hanno avuto dalle famiglie e le loro competenze nell'uso di vari linguaggi hanno determinato risultati molto diversi, soprattutto in termini di modalità di attivazione di un canale comunicativo dall'orto alla famiglia e da questa alla classe. I bambini più piccoli hanno privilegiato il disegno, quelli più grandi la scrittura. Qualcuno,anche grazie ad un po' di improvvisazione, ha preferito la comunicazione verbale non senza qualche sconfinamento in una certa teatralità!






Cronache da un orto scolastico

Dovendo scrivere una piccola relazione sul lavoro in svolgimento alla Scuola Primaria Pascoli di Pietrasanta (LU) è nato un testo che riutilizziamo in questo post (integralmente e senza riadattamento). E' una cronaca infarcita di riflessioni che può fornire qualche spunto interessante.

Abbiamo seminato il grano


Questa attività ha permesso di parlare ai bambini di lavorazione del terreno e preparazione del letto di semina, di utilizzare attrezzi diversi (facendo lavorare i bambini con loro grande gioia) per comprenderne le diverse funzioni e utilità, di vedere "in vivo" la nascita del seme in un contesto non eccessivamente artificiale. In modo del tutto fortunoso essa ha permesso di vedere anche altre cose. La disponibilità di due piccoli appezzamenti con caratteristiche molto diverse, la sabbia dietro la scuola e l'argilla accanto al campanile hanno consentito di avviare due piccole coltivazioni da mettere a confronto per capire come l'ambiente condiziona la vita delle piante. La presenza dei piccioni e alcuni episodi di maltempo, invece, hanno introdotto alcune difficoltà tipiche del mondo agricolo che stiamo affrontando come si può, cioè incrociando le dita per il maltempo e proteggendo la coltura con teli alla semina e con un pallone antivolatile nel ruolo di "spaventapasseri" contro i colombi. Ancora non è evidente, ma abbiamo seminato due tipi di grano: uno "antico" che crescerà più alto, l'altro "moderno" più basso. Abbiamo già riflettuto sul perché di queste differenze ma sarà a primavera che esse si renderanno evidenti. Nell'anno scolastico vedremo quasi interamente, salvo problemi, il ciclo colturale del grano, cioè di una coltura da seme. Dimenticavo: il fortunoso arrivo del grano saraceno (una pianta donata alla scuola) ci ha permesso di fare un piccolo ragionamento sull'uso delle parole. In pratica abbiamo due "grani" che hanno in comune solo l'utilizzo ma non le caratteristiche. Linguisticamente l'uso prevale sulle differenze biologiche.


Abbiamo piantato agli e cipolle


Agli da "spicchio" e cipolle da bulbo e piantina (a sua volta ottenuta per seme). In questo caso operiamo in contenitore. L'occasione è stata propizia per ragionare sul rapporto tra acqua, terra e pianta, anche grazie alla necessità di creare uno strato drenante sul fondo della vasca per evitare l'occlusione dei fori di sgrondo dell'acqua. I bambini, inoltre, hanno avuto modo di lavorare usando, secondo i casi, zappetta e pala (per bambini). La piantagione è stata tale, quindi abbiamo ragionato sulla differenza tra seme (usato nella semina) e bulbo (quest'ultimo descritto come un'insieme di foglie cicciosette [tecnicamente sono "carnose"] poste una sopra l'altra e usato per "piantare" aglio e cipolla). In particolare ho fatto notare ai bimbi che mentre il seme necessita di acqua per dare origine ad una nuova pianta, il bulbo lo è già e inizia a crescere "quando è l'ora" anche senza acqua e terra (anche nel frigorifero o nella dispensa). Altro motivo di riflessione è la differenza tra aglio e cipolla. Ai bimbi l'ho presentata così: nel caso dell'aglio da ogni spicchio otteniamo un "capo d'aglio" con molti spicchi (li abbiamo contati smontando un capo con ogni classe - ai bimbi più grandi ho parlato di "moltiplicazione degli spicchi per un fattore variabile"), nel caso della cipolla da un singolo bulbo otteniamo un bulbo più grande (ai bimbi più grandi ho parlato di "moltiplicazione del peso per un fattore variabile"). Infine, presentando le piantine di cipolla, ho accennato al fatto che queste piante si possono anche seminare ma che anche chi ha seminato le cipolle che abbiamo piantato, pur lavorando in condizioni ottimali, non sono nate tutte le piante. Quindi la semina a volte è un'operazione difficile. Con alcune classi (forse tutte?!) ho utilizzato i bulbi o le foglie delle cipolle per un piccolo esperimento sensoriale. Abbiamo annusato e ci siamo chiesti se fosse un puzzo o un profumo. Come al solito, ogni classe si è divisa in due gruppi secondo il classico schema "puzzo vs profumo" che si è verfiicato anche lo scorso anno con la ruta. Abbiamo sottolineato che c'è un elemento oggettivo, la cipolla ha un odore, e uno soggettivo, il puzzo/profumo. Ancora una volta è saltato fuori Geronimo Stilton e allora Vi segnalo una cosa che ho scritto qualche mese fa: http://www.scribd.com/doc/104974868/La-guida-e-la-realta-inversa-riflessioni-sul-ruolo-educativo-della-Guida-alla-luce-di-un-episodio-accaduto-in-un-orto-scolastico. Infine, il compito assegnato: fare una piccola indagine per scoprire cosa si fa con aglio e cipolla nelle famiglie dei bimbi. Penso che potranno venirne fuori cose interessanti, sia per la presenza di famiglie di origine non locale, sia perché tra genitori ristoratori e giornalisti potrebbe arrivare qualche storia interessante.