Torna, ed è l'edizione numero 16, il corso dedicato a orto e giardino educativo al nido e nella scuola dell'infanzia.

 

Si svolgerà on line tra ottobre e dicembre 2025 la 16^ edizione del corso dedicato all'orto e al giardino educativo nei nidi e nelle scuole dell'infanzia.


La tematica trattata si inserisce nel filone dell’outdoor education e riguarda la possibilità di progettare e realizzare interventi capaci di modificare gli spazi esterni dei servizi educativi e delle scuole attraverso l’introduzione e la coltivazione di piante (ortaggi, piante ornamentali, aromatiche, ecc.) con l’obiettivo di favorire le dinamiche di apprendimento e di trasformare detti spazi in luoghi di esperienza. Particolare attenzione sarà posta alla valorizzazione degli spazi esterni di dimensioni ridotte e privi di terreno coltivabile.

CARATTERISTICHE DEL CORSO

-- Destinatari --

Educatori e educatrici di nido e altri servizi educativi della fascia 0-6, insegnanti della scuola dell'infanzia; il corso è aperto anche ai coordinatori e alle coordinatrici pedagogiche e a chiunque interessato ai temi trattati. Il corso è utile anche per chi lavora nella scuola primaria, ma è calibrato per la fascia 0-6.

-- Programma didattico --

Saranno trattati i seguenti argomenti:

- Da un’idea originale di natura lo stimolo per andare oltre la soglia e valorizzare il chilometro zero educativo (contenuto fruibile on-line in forma asincrona),

- Coltivare: una metodologia educativa per i progetti di scuole, nidi e altri servizi per l’infanzia,

- Orto e giardino educativo: ambienti di apprendimento in dialogo col curricolo implicito, gli Orientamenti nazionali per lo 0-6 e i campi di esperienza delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo, nonché in relazione al progetto educativo dei nidi,

- Progettazione e auto-progettazione di orti e giardini educativi in una logica low – cost e di realizzazione per fasi successive e complementari,

- Materiali e attrezzature per un’esperienza di orticoltura educativa,

- Soluzioni tecniche per coltivare nei servizi educativi e a scuola, inclusi gli aspetti connessi a sicurezza e ergonomia.


Nota bene: il corso NON intende approfondire le tecniche di coltivazione o le caratteristiche dei vari ortaggi, se non per fornire indicazioni di carattere operativo funzionali agli obiettivi di natura didattica e educativa. NON è, quindi, un corso in cui si impara a coltivare.

-- Il docente --

Emilio Bertoncini - agronomo, tecnico dell'animazione socioeducativa e guida ambientale, è stato finalista nell'Agricoltura Civica Award 2013 e vincitore della menzione speciale “Promozione digitale” con il progetto L’orto delle meraviglie. Ha collaborato con la Regione Marche e l'ASSAM/AMAP per i progetti “Ortoincontro” (orti urbani e scolastici) e “Fattoriaincontra” (fattorie didattiche), e con la Regione Veneto per la formazione degli operatori di fattoria didattica. È stato consulente e formatore per vari comuni toscani e ha operato in vari Progetti Educativi Zonali, tra i quali “La cassetta degli attrezzi” rivolto a genitori e insegnanti dei comuni della provincia di Pistoia, e “Coltivare per crescere insieme” finalizzato all'inclusione scolastica degli alunni disabili nell’area lucchese. Collabora con CEMEA Toscana e con vari nidi d’infanzia quale formatore e atelierista educativo freelance. Ha collaborato col Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano per il progetto “La scuola nel parco”.
Ha collaborato con Ambiente InFormazione, la rivista delle Guide Ambientali Escursionistiche italiane, con la rivista Bambini, di cui è stato membro del comitato di redazione, ed è autore dei libri Orticoltura (eroica) urbana e L'orto delle Meraviglie di MdS Editore. Ha scritto tre capitoli dei libri Fuori - suggestioni nell'incontro tra educazione e natura, Materie intelligenti e Contesti intelligenti curati da Monica Guerra. Ha, inoltre, curato i testi e l’iconografia della pubblicazione Evviva l’orto che ci fa sporcare! La Biodiversità agraria delle Marche entra a scuola edita da ASSAM e Regione Marche.

-- Durata e calendario --

L'impegno complessivo è di 22 ore così suddivise:
- fruizione asincrona di due video introduttivi della durata complessiva di circa 120 minuti,
- 15 ore in sincrono su piattaforma Google-meet nel pomeriggio dei seguenti lunedì: 20 ottobre, 3 e 17 novembre,  1 e 15 dicembre 2025
- 5 ore di esercitazioni individuali da svolgere sulla base di indicazioni fornite mediante tutorial online e da documentare con fotografie e video per l'inserimento delle ore in attestato.

-- Orari --

Dalle 17.00 alle 20.00 dei lunedì indicati poco sopra per le sole 15 ore in sincrono; le ore rimanenti saranno gestite in autonomia dai partecipanti.

-- Modalità --

Il corso si svolgerà on-line; sono previste esercitazioni che i partecipanti dovranno svolgere in autonomia.

-- Sede --  

Piattaforme Google-meet (lezioni sincrone) e Youtube (video introduttivi e tutorial per esercitazioni). E' indispensabile disporre di un indirizzo di posta elettronica di G-mail.

-- Costo di partecipazione --

La quota di adesione è pari a € 150,00 (centocinquanta/00) a persona. Il pagamento può avvenire esclusivamente tramite bonifico bancario anticipato. Per chi effettua la pre-iscrizione entro il 06/10/2025 la quota è ridotta a € 130,00 (centotrenta/00) a persona

NON E' PREVISTO IL PAGAMENTO CON LA CARTA DEL DOCENTE.

Il saldo della quota di adesione avverrà mediante bonifico bancario al momento della conferma di attivazione del corso e, comunque, non oltre il termine di scadenza delle iscrizioni più oltre individuato.

La quota comprende: partecipazione al corso on-line, dispensa e materiali didattici utili per il lavoro in orto (forniti via web) e rilascio dell'attestato di partecipazione. E' escluso dalla quota tutto quanto non specificamente menzionato.

-- Modalità di iscrizione --

Mediante compilazione della scheda di iscrizione raggiungibile cliccando qui entro le ore 20:00 del 17/10/2025. L'iscrizione si intende perfezionata col pagamento completo della quota di adesione.

Il corso sarà attivato al raggiungimento di un numero minimo di iscritti.

-- Attestato --

E’ previsto il rilascio di un attestato di frequenza (formato pdf) con indicazione di nome, cognome e codice fiscale dell'iscritto/a del numero di ore di formazione previste dal corso, dei contenuti e con firma del docente.

Per iscriverti, clicca qui.

Per maggiori informazioni è possibile scrivere a info@ortiscolastici.it.

5 consigli non richiesti sull'orto scolastico

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Sempre più al centro

Gli orti scolastici sono sempre più al centro dell'attenzione e dell'interesse. 

Il PON Edugreen prima e la reinterpretazione dell'orto come laboratorio in area STEM poi, nonché i nuovi dispositivi utili a coltivare nei percorsi di digitalizzazione sostenuti anche attraverso in fondi PNRR, hanno fatto crescere il ricorso al coltivare come metodologia didattica.

Proprio per questo motivo l'inizio dell'anno scolastico potrebbe essere un momento di "buoni propositi" rispetto ai quali potrebbero essere utili alcuni consigli non richiesti rivolti a chi sta per imbarcarsi in questa bella avventura pedagogica.


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Il primo consiglio
 - L'orto scolastico è un orto didattico che nasce all'interno della scuola. La sua funzione prevalente, quindi, è quella di spazio/luogo in cui la scuola assolve al proprio compito costruendo percorsi didattici e di apprendimento. L'orto non ha bisogno di essere bello o conforme ai canoni agronomici del momento e del territorio in cui ci troviamo. L'orto scolastico è un laboratorio in cui si apprende, talora facendo degli errori finalizzati alla comprensione di fenomeni, regole e tecniche. Il consiglio? Lasciate perdere l'estetica, sovvertite le regole e sperimentate pensando l'orto anche come laboratorio in area STEM.

Il secondo consiglio - Nessun orto è un luogo in cui le cose accadono per caso. Gli orti sono un progetto che prende forma. L'orto domestico nasce dai nostri fabbisogni in cucina, cioè vi coltiviamo gli ortaggi che intendiamo utilizzare per preparare i nostri pasti. La stessa regola vale per l'orto scolastico, solo che gli obiettivi sono ben diversi dal rifornire una mensa (ma non si sa mai!). L'orto scolastico è un laboratorio per le menti, per i comportamenti, per l'apprendimento. Il consiglio? Progettate l'orto sulla base degli obiettivi didattici ed educativi che nascono da un confronto tra i suoi attori (bambini/ragazzi, insegnanti, educatori, esperti, ecc.), il PtOF della scuola e le Indicazioni Nazionali per il curricolo.

Il terzo consiglio - Paolo Pejrone ha scritto un libro dal titolo "In giardino non si è mai soli". Nell'orto questo è ancora più vero. E tra i possibili compagni di avventura ci sono i parassiti e le malattie delle piante. Ciò che desta preoccupazione nell'agricoltura svolta su scala territoriale e determina la necessità di effettuare trattamenti antiparassitari nella scuola è una ghiottissima occasione di apprendimento. Lo è per conoscere le interazioni tra gli organismi di un agro-ecosistema e per scoprire modi nuovi e più sostenibili di fare agricoltura. Il consiglio? Cogliete l'occasione per osservare cosa accade nell'orto quando arrivano malattie e parassiti e, se pensate che sia utile intervenire, fatelo secondo i canoni dell'agricoltura biologica ricorrendo esclusivamente a rimedi naturali.

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Il quarto consiglio - L'orto, a differenza della palestra o della scuola stessa, rinasce ogni anno, di solito più volte l'anno. Questo offre immense possibilità di scoperta. L'inizio della scuola può corrispondere al momento in cui si tolgono le piante estive, magari sopravvissute grazie al lavoro di qualche collaboratore o dei bambini che hanno avuto accesso alla scuola in estate. Questo momento consente di scoprire come sono fatte le piante, che forma hanno le loro radici, quanta terra sono in grado di trattenere, gli odori della terra e così via. Terminata questa operazione si metteranno a dimora piante nuove e sarà una sorta di rinascita o, almeno, di metamorfosi. Il consiglio? Cogliete questo momento per sottolineare il lavoro fatto insieme e la rinascita di qualcosa che è di tutti, di un vero bene collettivo.

Il quinto consiglio - L'orto è frutto di un progetto, ma non esiste un progetto migliore degli altri o adatto per tutti. Esiste il progetto capace di rispondere al meglio agli specifici fabbisogni didattici che cercate di perseguire in un certo contesto ambientale (giardino, cortile, aule, ecc.). Il consiglio? Per poter progettare al meglio l'esperienza di orticoltura didattica della tua scuola, chiedi un intervento formativo presso il tuo istituto scrivendo a info@ortiscolastici.it o a info@emiliobertoncini.com. in alternativa, scrivi un messaggio Whatsapp al 3477016556 spiegando quali sono i tuoi bisogni.

E ora buon lavoro e buon nuovo anno di didattica attiva!

Breve storia degli orti scolastici nella scuola italiana (tratto da "L'orto delle meraviglie", Pisa 2015)

Da tempo conduco una ricerca sugli orti scolastici e sulla loro storia. E’ una ricerca di certo non sistematica e, soprattutto, difficile, sia perché le notizie sono frammentarie, sia perché molte esperienze trovano poco interesse a raccontarsi, se non su una scala geografica locale.

E' un vero colpo di fortuna quello che mi ha fatto incontrare Fabrizio Bertolino, un pedagogista dell'Università della Valle d'Aosta col quale è nata un'istintiva ed immediata collaborazione. Tra i frutti di tale collaborazione c'è un piccolo omaggio composto da un centinaio di fotocopie che riproducono il Manuale Hoepli dal titolo Il campicello scolastico.

Esso è il risultato del concorso con “premio in danaro e Medaglia d'argento” del Ministero della Istruzione Pubblica dal titolo “Istruzioni pratiche ai Maestri rurali sull'impianto e la tenuta del campicello scolastico” con scadenza il 31 maggio 1905 e costituisce, per quanto ne so, l'ultimo, se non l'unico, tentativo istituzionale di dare forma organica ad un progetto di orticoltura scolastica su base nazionale. Di diversa natura è il tentativo messo in atto col recente PON Edugreen col quale si è tentato di promuovere il tema della transizione ecologica nel mondo della scuola anche attraverso la realizzazione di orti scolastici.

Azimonti e Campi, autori del libro, si cimentano nella scrittura con un obiettivo ben preciso: “determinare un sensibile sviluppo dell'agricoltura razionale, quella che fa guadagnare molti quattrini”. Lo fanno cercando di introdurre nella società rurale i principi dell'agricoltura moderna rivolgendosi “alla mente facilmente impressionabile del fanciullo” che viene utilizzata come canale privilegiato col fine di avere, in un futuro prossimo, “dei coloni meno restii all'adozione di sistemi” di coltivazione “veramente razionali”. L'orientamento produttivistico e l'adozione di tecniche agricole come la concimazione chimica e la difesa antiparassitaria sono così marcati che la pubblicazione è dichiaratamente rivolta ai “Maestri rurali” che hanno la fortuna di disporre di un terreno in cui allestire il campicello scolastico o campo-scuola. Già i maestri rurali privi di tale opportunità sono individuati come coloro ai quali “spetta un compito assai difficile e d'incerta riuscita”, mentre i “Maestri delle scuole urbane”, per dirla in parole semplici ed immediate, sono tagliati fuori. Si sottolinea, infatti, che “dall'insegnamento diretto delle pratiche agricole, poco o nessun profitto potranno trarre allievi che”, vivendo in città, “quasi tutti troveranno occupazione tutt'altro che agricola”.

C'è di più: i fortunati maestri rurali dotati di campicello scolastico dovranno predisporre un vero e proprio campo dimostrativo, “un campo cioè in cui la differenza dei prodotti di 2 parcelle, coltivate in modo vario e poste a confronto, provi la convenienza dell'uso di molte pratiche razionali”, come lavori profondi ed accurati, uso di sementi selezionate, semina in linee, concimazione chimica e difesa contro i parassiti. Seguono una serie di raccomandazioni affinché tali pratiche siano “veramente inconfutabili in fatto di agricoltura progredita” e abbiano come “mira la massima semplicità, congiunta con la certezza del buon esito”. “Su ciò non si può transigere”, affermano i due autori.

Nelle mie ricerche non emerge traccia di progetti aventi una natura organica su scala nazionale fino al 2004 quando Slow Food2, pur al di fuori dal panorama delle istituzioni pubbliche e delle logiche ministeriali, propone il progetto Orto in condotta. Esso si propone come strumento principale delle attività di educazione alimentare e ambientale portate avanti dall’associazione nelle scuole. Come si legge sul sito web di Slow Food (anno 2015), “insieme agli studenti delle scuole, gli insegnanti, i genitori, i nonni e i produttori locali sono gli attori del progetto, costituendo la comunità dell'apprendimento per la trasmissione alle giovani generazioni dei saperi legati alla cultura del cibo e alla salvaguardia dell'ambiente”.

Non sfuggirà ai più attenti che la salvaguardia dell'ambiente oggi passa anche attraverso la rimodulazione di alcune di quelle pratiche razionali che si intendeva introdurre ad inizio '900 e che il motto “buono, pulito e giusto” proposto da Slow Food declina quella redditività economica auspicata ne Il campicello scolastico come un'adeguata redistribuzione delle opportunità di reddito tra tutti i soggetti della filiera produttiva e non certo a vantaggio esclusivo dei proprietari terrieri.

L'Orto in condotta è un progetto di durata triennale “che prevede percorsi formativi per gli insegnanti, attività di educazione alimentare e del gusto e di educazione ambientale per gli studenti e seminari per genitori e nonni ortolani”. L'orto è visto prioritariamente come uno strumento didattico per conoscere il territorio, i suoi prodotti agricoli e le relative tecniche di coltivazione e le sue ricette. Il progetto è un’occasione per incontrare artigiani, produttori e chef della comunità locale. Nel primo anno del progetto gli insegnanti vengono formati sull'orticoltura e sulla scoperta degli alimenti attraverso i sensi. Nel secondo anno, ad orto già avviato, gli insegnanti svolgono attività di educazione ambientale e alimentare in classe e all'aperto. Infine, nel terzo anno sono affrontati temi come la storia dell'alimentazione, i prodotti e il territorio. Agli insegnanti sono forniti strumenti e spunti per realizzare con gli studenti attività di educazione e scoperta delle origini del gusto. Le scuole che aderiscono al progetto entrano a far parte di una rete in cui sono censiti gli oltre 400 orti in condotta italiani.

L’orto scolastico secondo Slow Food deve presentare alcune caratteristiche:

• il terreno deve essere coltivato per tutta la durata del progetto,

• la coltivazione deve essere biologica o biodinamica,

• le varietà coltivate devono essere quelle tipiche del territorio regionale ,

• è vietata la coltivazione di prodotti geneticamente modificati,

• devono essere privilegiati i prodotti che possono essere raccolti e consumati durante l'anno scolastico,

• l'uso dell'acqua deve avere un ruolo didattico, cioè deve essere spiegata agli studenti l'importanza di una gestione oculata di questa risorsa.

Nel progetto Orto in condotta l’orto deve essere realizzato secondo la buona regola dell’arte e non può, per così dire, essere messo in discussione, tanto nella sua fisionomia, quanto nelle regole agronomiche. Inoltre, la priorità è la trasmissione dei saperi connessi all’orto e all’alimentazione. In tutto questo il progetto porta dei validi principi e conoscenze e introduce una bellissima esperienza nella scuola, ma non sembra voler fornire alla scuola un laboratorio a supporto della didattica a 360°.

Anche la Fondazione Campagna Amica, nata nel 2008 su iniziativa dell’organizzazione di rappresentanza degli agricoltori Coldiretti, propone percorsi educativi collegati all’orto, sebbene non strutturati in un progetto organico come quello di Slow Food. Si tratta, invece, di una proposta di attività educative e percorsi di crescita distinti che spaziano dalla fascia di 3-5 anni a quella 14-18 seguendo la progressione degli ordini di scuola da quella dell’infanzia alla scuola superiore. La proposta educativa è imperniata sull’orto e lascia alle scuole che decidono di aderire una certa libertà. L’impronta è, logicamente, connessa in modo sostanziale al fare agricoltura e alla tutela dell’ambiente. L’orto anche in questo caso nasce secondo il rispetto di precise regole agronomiche che, soprattutto a partire dalla scuola primaria, costituiscono un riferimento essenziale del percorso da intraprendere. Progettare l’orto, sapere come si realizza e quali sono le tecniche di coltivazione, conoscere i prodotti locali sono elementi proposti con una certa costanza nei vari percorsi educativi. In questa iniziativa c’è una maggiore attenzione alla scuola e alle proprie esigenze che si concretizza nel tentativo di collegare le attività nell’orto alla didattica ordinaria. Per esempio, per la scuola secondaria di primo grado si propone di stilare un regolamento dell’orto seguendo il percorso che ha condotto alla promulgazione della Costituzione Italiana.

Per facilitare lo svolgimento delle attività nelle scuole è prevista la figura del “personal trainer” di volta in volta incarnata dall’agricoltore, dall’agronomo o da un educatore. Nell’opuscolo “Orto amico a scuola – imparare e crescere dalla terra” si forniscono anche alcune indicazioni di natura pratica su come realizzare l’orto.

Anche alcune associazioni ambientaliste, come Legambiente e WWF, talora con specifiche iniziative o varianti regionali, propongono l’orto a scuola come strumento di educazione ambientale e alimentare. Particolare attenzione viene posta alla capacità dell’orto scolastico di fungere da strumento per interpretare e capire la relazione tra uomo e territorio. L’approccio educativo dell’associazionismo ambientalista si traduce, spesso, in una proposta che valorizza molto l’uso dell’orto a supporto dell’area disciplinare delle scienze. In alcune pubblicazioni, come L’orto biologico a scuola nato da una collaborazione tra WWF e Regione Marche, sono proposte numerose esperienze da realizzare a scuola che vanno in questa direzione, così come suggerimenti utili ad accogliere animali selvatici negli spazi scolastici.

I progetti di Slow Food, Campagna Amica e delle associazioni ambientaliste mostrano profonde differenze con l'impostazione di Azimonti e Campi: per questi autori la scuola target era quella rurale dotata di terreni posti almeno nelle vicinanze mentre oggi l'orto scolastico massimizza la propria utilità nelle scuole urbane o, comunque, laddove lo stile di vita sia fortemente urbano, cosa da cui non sono indenni le comunità rurali. Tale mutamento è connesso al forte distacco tra il momento della produzione del cibo e quello del consumo. C’è anche la consapevolezza che, se dalla città proverranno dei non agricoltori coinvolti nel processo decisionale delle comunità, è fondamentale che essi abbiano idee ben chiare sull'origine del cibo e su quali siano le condizioni necessarie per produrlo. Detto con parole più semplici, è bene che l'orto scolastico insegni qualcosa anche a chi sarà l'ingegnere, l'architetto, l'assessore, il ministro o l'insegnante del futuro.

Come avrete notato, le iniziative ministeriali sembrano essere scomparse e, forse, è proprio così. Mentre scrivo (2015) non c’è niente di più ufficiale di una pagina del sito web del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in cui si annuncia il progetto Orti nelle scuole per l’anno scolastico 2014-2015. Esso dovrebbe coinvolgere le scuole dell’infanzia e primarie e puntare a promuovere una sana e corretta alimentazione. Non sembra poter aggiungere molto alle iniziative già descritte e, soprattutto, pare in grande ritardo.

Per quanto riguarda le indicazioni nazionali, la mia ricerca ha prodotto ben poco, almeno con riferimento diretto all’orto.

Nelle indicazioni didattiche per la scuola dell’infanzia (D.M. 3 giugno 1991) si sottolinea come “i bambini soddisfano i loro bisogni esplorativi e le loro possibilità conoscitive (…) svolgendo attività che uniscono alla valenza scientifica un particolare carattere motivante come, ad esempio, le attività di cucina, le esperienze di fisica elementare con materiali diversi, le attività di interesse biologico (semine, coltivazioni di piante e, in particolare, osservazioni e riflessioni sugli animali, valorizzando con ciò la naturale tendenza affettiva dei bambini)”.

Nelle indicazioni didattiche per la scuola primaria del D.P.R. 12 febbraio 1985, n 104 c’è un riferimento a non meglio qualificate coltivazioni scolastiche. Esse sono citate in questi due passaggi:

• “Un frequente regolare controllo delle coltivazioni e degli allevamenti scolastici ed extrascolastici, esplorazioni ambientali in autunno, inverno, primavera, estate, semplici esperimenti metteranno in evidenza le fondamentali condizioni per lo sviluppo e la conservazione della vita”

• “Sarà utile compiere brevi escursioni, preparate e guidate, in vari ambienti e nelle varie stagioni, nonché riprodurre piccole comunità naturali e curare allevamenti e coltivazioni, sia pure di modesta entità”.

Nelle “Indicazioni nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione” del 2012, invece, tra gli obiettivi di apprendimento della classe quinta della scuola primaria si trova il seguente: “riconoscere, attraverso l’esperienza di coltivazioni, allevamenti, ecc., che la vita di ogni organismo è in relazione con le altre e differenti forme di vita”. Niente di simile sembra esservi, invece, per quanto riguarda gli altri ordini e gradi della scuola.

Interessante, invece, è quanto sta accadendo in alcune regioni, come le Marche e la Lombardia, che, pur secondo percorsi diversi, finanziano la nascita di orti scolastici e propongono iniziative di formazione a ciò finalizzate.

In particolare, la Regione Lombardia finanzia gli orti didattici permanenti nelle scuole, dall'infanzia alle secondarie di primo e secondo grado, che si impegnano ad ospitare nei propri spazi esterni e ad utilizzare nella programmazione didattica per cinque anni un orto di almeno 30 mq. Ad un sostegno economico per la realizzazione dei progetti si aggiunge un servizio di accompagnamento da parte dell'ERSAF consistente nella realizzazione e gestione dell'orto e nella fornitura di serra, composter, armadio per attrezzi e impianto di irrigazione.

La Regione Marche, invece, ha attivato il progetto “Ortoincontro” al quale ho la fortuna di poter contribuire. Il progetto prevede varie azioni di sostegno per la realizzazione di orti urbani e scolastici, oltre a un percorso di orticoltura in carcere. Per le scuole sono previste due azioni: un contributo economico per la realizzazione degli orti con l’impiego di specie e varietà del repertorio della biodiversità agraria regionale e uno specifico corso di formazione per insegnanti ed educatori. Quest’ultimo mira a fornire conoscenze frutto tanto di alcune eccellenze marchigiane, quanto esperienze di altre regioni.

E il futuro degli orti scolastici?

A dire il vero, io ritengo del tutto anacronistico parlare di orto scolastico preferendo l'espressione orticoltura didattica a scuola. Essa va intesa come uso dell'orto e delle sue tecniche per insegnare e apprendere a 360°, andando oltre le regole agronomiche, l’educazione alimentare e ambientale, pur senza perderle di vista. L'orto scolastico, talora declinato in forme che quasi lo rendono irriconoscibile, diventerà così un laboratorio all’aria aperta in cui riunire i saperi che la scuola isola in discipline diverse per poterli ri-assortire, valorizzare e utilizzare secondo schemi nuovi e supportati dall'immediata applicazione dei saperi stessi. Quando dico saperi non intendo semplici nozioni, ma un patrimonio di sapere, saper fare e saper essere che credo essere uno dei contenuti minimi del bagaglio culturale dei nostri figli in vista del futuro. Passare dal fare l’orto a fare orticoltura didattica a scuola potrà essere una delle innovazioni fondamentali nel rapporto tra orto e scuola. E’ su questo terreno che mi muovo da anni.

C'è un ultimo tassello da aggiungere: le “mie” esperienze di orticoltura didattica a scuola vogliono perdere l'aggettivo possessivo e divenire condivise. E' per questo che è nato il sito www.ortiscolastici.it, che esiste una pagina Facebook dedicata (www.facebook.com/OrtiScolastici) e che continuo a fare i più disparati sforzi per diffondere l'esperienza che porto avanti insieme a tanti amici. Questa, io credo, dovrà essere una delle strategie del futuro: i progetti che portano gli orti nelle scuole non potranno rimanere esperienze circoscritte, ma dovranno trovare nella condivisione e in una certa creatività dei percorsi il proprio fondamento.

Orti e giardini scolastici: finalmente una svolta a livello nazionale?

Per la prima volta nella storia del nostro paese quasi tremila istituti scolastici riceveranno un finanziamento per realizzare o implementare progetti relativi a orti e giardini scolastici.

La notizia ha il sapore degli eventi eccezionali, anche se si spera che tale eccezionalità sia destinata a decadere con una politica tesa a trasformare orti e giardini in ambienti di apprendimento ordinari, un po' come accaduto alle palestre, oggi non più presenza eccezionale, o all'aula di informatica, ormai fattasi da parte per lasciar entrare l'informatica stessa in tutte le aule. In ogni caso, sono stati approvati tutti i progetti (2.885) presentati sull'avviso "Edugreen: laboratori di sostenibilità per il primo ciclo". A questi si aggiungono 645 progetti ammessi a finanziamento sul bando "Laboratori green, sostenibili e innovativi per le scuole del secondo ciclo" destinato alle scuole secondarie di alcune regioni dell'Italia meridionale. Secondo indiscrezioni, questo bando potrebbe essere ampliato a breve ad altre regioni.

Rimane inteso che ci troviamo di fronte ad una scommessa epocale: sapremo trasformare 71 milioni di euro in un'opportunità, in un modo nuovo e migliore di fare scuola? La domanda ha bisogno di una risposta da costruire passo passo insieme a una nuova cultura del fare orto e giardino in chiave educativa, come ben spiegato nell'introduzione alla video lezione dedicata all'avviso scaduto lo scorso 31 gennaio.

Per il momento, non rimane che assaporare quella che potrebbe essere una vera e propria svolta epocale e mettersi al lavoro per costruire un futuro che abbini la transizione ecologica a quella verso nuovi modelli di scuola in cui l'espressione "educazione all'aperto" non sia più uno slogan, ma vera sostanza dell'educare e del'apprendere.

Segui questo link per scoprire le graduatorie regionali e scopri il sito ortinellescuole.it.



 





Orti e giardini scolastici per la transizione ecologica nel nuovo bando PON

"Questo ulteriore investimento in laboratori e strutture per l’educazione ambientale conferma il nostro impegno, che ho avuto modo di esporre anche alla COP26 di Glasgow, e ci consente di fare un altro passo concreto nella realizzazione degli obiettivi del Piano ‘RiGenerazione Scuola’, perché la formazione sui temi della sostenibilità diventi sistemica e trasversale."

Sono queste le parole con cui il Ministro dell'Istruzione Bianchi ha accompagnato il lancio del nuovo avviso PON che finanzia anche orti e giardini scolastici. In particolare, il bando prevede l'erogazione di un totale di 102 milioni di euro per promuovere il tema della transizione ecologica nel mondo della scuola.

L’Azione 1 dell'avviso, rivolta alle scuole del primo ciclo finanzia l’educazione ambientale tramite la realizzazione o la riqualificazione di orti e giardini didattici intesi come luoghi di apprendimento curricolare delle scienze, delle arti, dell’alimentazione e della sostenibilità. 

L'Azione 2, rivolta agli istituti del secondo ciclo di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e con priorità per le scuole agrarie, finanzia, invece, i laboratori didattici di “agricoltura 4.0”. Si tratta di impianti idroponici, sistemi digitali per il monitoraggio delle coltivazioni e altre tecnologie innovative o favorevoli all'efficientamento energetico.

Scadenza il 31.01.2022


Per saperne di più: www.istruzione.it/pon/

Per scaricare direttamente il bando clicca qui.




Linee guida per gli orti didattici nelle scuole di Milano: un modello di riferimento

Le linee guida per gli orti didattici delle scuole milanesi, disponibili sul sito foodpolicymilano.org, sono il frutto di un percorso volto a diffondere e facilitare la pratica degli orti didattici nelle scuole. Specificamente pensate e studiate per le scuole dell'area milanese, possono costituire un modello di riferimento anche in altre zone del nostro paese.

Educatori e insegnanti possono trovarvi un sintetico vademecum iniziale che riassume i passi da fare per avviare un progetto di orto didattico che duri nel tempo, sia fruibile da diverse classi e coinvolga il tessuto sociale nel quale la scuola è inserita.

I passi descritti nel documento sono approfonditi nei diversi capitoli delle linee guida, dove si affrontano tematiche pedagogiche e didattiche, procedure amministrative (evidentemente valide a Milano e zone contermini) e questioni pratiche.

Vengono inoltre presentate le buone pratiche esistenti a Milano e la mappatura degli orti già realizzati.


Per scaricarle basta seguire questo link: